Schiele: arte ed eros al tempo del pudore

Nel lungo viaggio attraverso l’arte vi è ancora chi, davanti ad alcune opere, si appresta a classificarle come sfregio al comune senso del pudore con la conseguente censura.  Eppure, se osservate con devota e silenziosa attenzione, è familiare sentire come l’eros,  esattamente come l’amore, diventa un tema esistenziale per l’uomo e per l’arte. Punto cardine di un’intimità e ricerca di sé che deve restare, ancora oggi, celata per non destare scandalo. Con Egon Schiele e la sua Wally l’arte si trasforma in rappresentazione svelata di ciò che realmente siamo quando, carnalmente ed umanamente, amiamo.

Di Cristiana Zamboni

La censura di qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, con qualsiasi pretesa, è sempre stata e sempre sarà l’ultima risorsa dello stolto e del bigotto.
Eugene O’Neill

Autoritratto alchechengi
Autoritratto alchechengi Egon Schiele 1912

Si deve ammettere che hanno ragione i poeti di scrivere di persone che amano senza sapere, o che sono incerte se amano, o che pensano di odiare quando effettivamente amano. Sembra, quindi, che le informazioni ricevute dalla nostra coscienza che cercano la vita erotica siano particolarmente soggette all’incompletezza, lacunose o false. “Casi clinici” di Sigmund Freud

Non ho mai provato imbarazzo davanti ad un’opera di Schiele e non ho mai intravisto quella pornografia di cui spesso è stato accusato, anzi, l’accettazione del lato più intimo di ciò che siamo mi appare sulla superficie della tela diventando il soggetto quasi assoluto, consanguineo al natio bisogno d’amore e consolazione di fronte ad un’implacabile sofferenza interiore rispetto a ciò che socialmente è ritenuto giusto.

Nel grande amore erotico non si cercano e si uniscono solo i corpi, si cercano e si completano anche le intelligenze.
Francesco Alberoni

Le sue figure sono caratterizzate da un’esteriorità consumata da una lealtà nei confronti della realtà forse troppo intuitiva e sensibile, posta di fronte ad una società perbenista, frustrante e filistea. Nel tratto del giovane artista è evidente il vibrare proveniente da una grande smania di vivere spontaneamente con la consueta aspirazione di poter provare qualsiasi tipo d’emozione il corpo produce quando prova delle sensazioni.

Incontro Autoritratto con santo
Incontro Autoritratto con santo Egon Schiele 1914

Domandarsi se Egon Schiele fosse vissuto nella Parigi di Picasso e Modigliani piuttosto che nella Vienna della Secessione di Klimt, la stessa che diede a Freud la possibilità di originare la sua psicanalisi, e ponendo a raffronto le loro opere, è lecito tanto quanto appare lampante che il percorso creativo ed evolutivo dell’artista sarebbe stato, probabilmente, diverso. I suoi soggetti apprezzati dalla critica e le sue opere esposte nelle migliori gallerie d’arte.

Nella speranza, di contro, che questa libertà di pensiero emozionale non modificasse il tormento della sua arte unilaterale e derivante da una reale analisi delle sue emozioni.

Sembra confinato nella vita notturna ciò che un tempo dominava in pieno giorno.  Sigmund Freud

Egon Schiele, Woman in Black Stockings, 1913jpg

L’artista evidenzia la tragicità che l’amore comporta in un’epoca ossessionata dalla libertà sessuale ma chiusa in un moralismo che evira la naturale bellezza del suo essere amore. Una visione peccaminosa e trasgressiva dell’atto sessuale, tanto da portare la psicanalisi a considerarlo uno dei  mali del secolo.

A causa dei miei studi accademici, io non sentii l’influenza della “Secession”, la quale era rappresentata da nomi famosi, ad esempio Klimt e Schiele, morti ambedue nel 1918. Schiele era un disegnatore formidabile. Cercava l’osceno. A volte collocava le modelle su un pianoforte a coda, con pose erotiche. Conobbi personalmente Kokoschka, un matto da legare, che aveva dieci anni più di me. Non c’erano buoni rapporti tra la scuola della “Kunstakademie”, basata sulla tradizione, e la scuola della “Secession”, che mirava a scardinare l’arte classica.  Franz Lenhart

Tutto questo porta il giovane Schiele, turbato nel proprio sviluppo, a concepire l’amore come un atto tragico, carico d’angoscia e accoramento.

La morte e la fanciulla
La morte e la fanciulla Egon Schiele 1915

Osservando l’opera  La morte e la fanciulla si avverte, fin sotto la pelle, cosa sia davvero l’amore per l’artista.

Un amore che diviene clandestino amante della morte e si fondano in un abbraccio, simbolo di un ultimo atto di affetto che si trasmuta in effige eterna della fine di una passione, ed in senso storico, della fine di un’epoca. Un abbraccio che trattiene, fragilmente, due corpi, magri e consunti dall‘angoscia e dal dolore che ha segnato l’animo nutrendosi dell’apparenza fino a divorarli.

Corpi ad un passo dalla morte o già morti. Senza alcuna comunicazione fra loro, ormai già soli e persi in un futuro che porterà tormento proprio a causa di questa recesso.

In questo frammento l’artista intrappola se stesso e Wally, alias Valerie Nuezil sua modella e musa dal 1911 al 1915, nel struggente momento della fine della loro relazione, esprimendo tutto il lutto per essersi dimesso della sua affezione.

Ritratto di Wally
Ritratto di Wally Egon Schiele 1912

Wally era una ragazza di umili origini, mandata a Vienna dalla famiglia. In quel periodo le possibilità per queste giovani donne erano poche ed oscillavano tra l’aspirare a diventare modelle od obbligarsi ad una vita sempre in vendita al miglior offerente.

Le informazioni che la riguardano sono molto scarne, certo è che era di quattro anni più giovane di Egon e gli fu presentata da Klimt, che conobbe nel 1907 e gli fece da mentore.

Ritratto di Wally
Ritratto di Wally
Egon Schiele
1912

 

 

 

Wally, appena diciassettenne, è portatrice sana di una fresca e disarmante bellezza che sprigiona vitalità da due profondi occhi azzurri contornati da ricci capelli rossi.

 

 

 

 

 

Il suo sguardo, spensierato e penetrante, si culla tra l’apparente luccicante Vienna in cui il gingillarsi tra i cigli di quei maturi uomini che sviolinavano cultura e alcol, la rassicurano sulla sua avvenenza e la tenerezza disarmante del giovane Egon, la sfidano a dimostrare la sua vera essenza.

Anche se giovanissima è molto consapevole di se stessa  e del suo fascino leggiadro e  sensuale e non ci mette molto tempo ad imparare a  vestire i panni dell’ amante e musa dell’artista personificando, probabilmente, le caratteristiche ideali per concorrere al titolo di unico amore eterno.

Non è facile per i due amanti vivere il loro amore e trovare un luogo dove poter dimorare. Una giovane coppia non unita in matrimonio non è di certo ben vista nelle campagne austriache di allora e l’arte di Schiele non aiuta di certo. Osteggiata e giudicata per i suoi scabrosi soggetti, lo condanna ai margini morali della società. Artista poco compreso nel suo tempo ed, in alcuni casi, ancora oggi  trattato con superficialità per la cruda realtà con cui rappresenta la sessualità.

Oscena è la paura del sesso.  E.Schiele

Donna sdraiata
Donna sdraiata Egon Schiele

Devo vivere con i miei escrementi, respirarne l’esalazione velenosa e soffocante. Ho la barba incolta – non posso nemmeno lavarmi a modo. Eppure sono un essere umano! – anche se carcerato; nessuno ci pensa? Egon Schiele, Diario del carcere, 18 aprile 1912

Nel 1912 Egon Schiele viene arrestato con l’accusa di possesso di materiale pornografico e di aver rapito e violentato una minorenne. Paga il suo debito con la giustizia con all’incirca un mese di detenzione, viene rilasciato ed assolto dall’accusa di adescamento ma l’oscenità dei suoi disegni  rimane una questione morale aperta che il giudice definisce delittuosa e ne richiede l’immediata eliminazione.

Reprimere un’artista è un crimine: significa uccidere una vita che germoglia.  E.Schiele

Distrutto nell’orgoglio il giovane Schiele ritorna da Wally, e mentre qualcuno vocifera che la giovane non rimase in attesa ad aspettarlo comunque sia, lei non esita a seguirlo in tutte le sue vicende e lo sostiene sempre. Gli è vicina durante la detenzione a Neulengbach, così come nella fuga da Krumau  e per il processo a  Sankt Pölten.

Egon Schiele e Wally Neuzil
Egon Schiele e Wally Neuzil 1913

Lui è innamorato, od almeno così crede, forse è solo grato del fatto che non è più solo. Wally è la voce del verbo amore e lui è affascinato e dipendente dalle sue forme e dalla sua gioventù. La rappresenta nei suoi disegni e sulle tele così come gli appare senza tralasciare il suo sano nichilismo in cui non deve rappresentare un’eroina, ma una donna che non si lascia domare dalla morale senile per conciliare e conciliarsi col mondo.

Atto d'amore studio
Atto d’amore Studio Egon Schiele

Un amore che non incarna il galateo preferito dal pubblico dell’epoca ma si trasmuta in nascosto passatempo apprezzato nei salotti del cicaleccio frequentati più di un confessionale, in cui  le verità altrui vengono trascritte con impudicizia e leggende, trasformando l’invidiata relazione in sacrificio atto a ripulire le altrui coscienze. Il loro amore durò cinque anni, inseguito dai paparazzi del pregiudizio al solo unico e vero scopo di interdire l’arte di Schiele.

Primo ritratto di Edith Harms ormai Schiele, Egon Schiele

In circostanze ancora da chiarire Egon, dimenticato il carcere, lascia Wally e decide di congiungersi in matrimonio con Edith Harms, la figlia di un borghese. Forse cerca di mettere pace a quel suo io trasgressivo e controverso assumendo una posizione sociale consona al periodo, forse perché alla ricerca di una famiglia che possa dargli l’affetto che da sempre cerca senza la paura dell‘abbandono o, forse, per risolvere i suoi problemi economici.

Egon Schiele,Edith e un bambino Photo wikipedia.org

Per Schiele è un nuovo inizio, un nuovo affetto e una nuova modella e musa e, nonostante la chiamata alle armi di Egon e la sua forte gelosia nei confronti di Edith, al suo rientro a Vienna all’inizio del 1917, la sua arte è più energica. Il suo tratto e la sua caratteristica capacità di intrappolare la profonda realtà intima degli sguardi rimangono e si sommano ad una più matura attitudine nel riconoscere e rappresentare i sentimenti.

Ritratto di Edith Schiele Egon Schiele 1917 Photo wikipedia.org

 

 

I ritratti che l’artista dedica alla moglie sono molto diversi da quelli per cui Wally cedeva la sua immagine. Il colore riempie gli spazi ed i contorni sono ancor più definiti e regolati, probabile sinonimo di un maggior senso di afferenza dell’artista verso il sentirsi parte di un insieme, di una famiglia, in cui il futuro è tutto da vivere.

 

 

 

 

 

 

La sua arte è alfine riconosciuta ed apprezzata, le committenze si moltiplicano e nel 1918, con la morte di Klimt, viene riconosciuto come uno dei più rappresentativi artisti figurativi del primo Novecento affiancando  Oskar Kokoschka nel rappresentare il primo espressionismo viennese, le sue opere sono molto richieste ed apprezzate in occasione della mostra della Secessione.

Ma il destino di avere una famiglia, almeno apparentemente normale, non  è scritta nel suo futuro.

La famiglia
La famiglia Egon Schiele 1918

Schiele ritrae e custodisce il suo desiderio di famiglia nelle sue opere e ne diviene emblema il ritratto di sè con  la moglie Edith incinta ed il figlio, in realtà mai nato, ne La famiglia . Una famiglia che si annienta nella seconda metà del 1918 sotto la morsa della febbre spagnola, Edith muore il 28 ottobre al sesto mese di gravidanza e lui la seguirà a soli ventotto anni pochi giorni dopo , il 31 ottobre.

L’Arte non può essere moderna, l’arte appartiene all’eternità.  E. Schiele, Diario del carcere, 22 aprile 1912

 

Il fato di  Egon Schiele rimane, nonostante Edith, ancorato all’amore che non dimenticherà mai per Wally, dopo averla lasciata, non smette praticamente mai di incontrarla ed arriva a proporle di prenderle un appartamento in cui vedersi una volta all’anno e stare insieme da soli.

Donna di spalle
Donna di Spalle Egon Schiele 1917

 

 

 

Ma lei rifiuta e si arruola come infermiera nella Croce Rossa. Muore nel 1917 in un ospedale militare vicino a Spalato.

Il loro amore sopravviverà sempre nella memoria dell’artista che seguita a ritrarre la rossa Wally anche dopo la fine della loro storia.  Attraverso la sua arte la ormeggia a sè e non la lascia andar via, mentre lei, non lo lascia mai solo e non l’abbandona nella sua fantasia.

In Donna seduta di spalle del 1917, Schiele la ritrae ancora in attesa del suo ritorno, seduta e semi-vestita. Fissa lì per sempre, in un’immagine senza tempo e senza spazio, avvolta da un silenzio riappacificante in cui, anche l’allucinazione, diviene realtà.

 

La gente deve ricominciare a vedere quadri, non oleografie dipinte a mano: deve potersi di nuovo ricordare che la loro materia è una scrittura magica che, con macchie di colore in luogo delle parole, ci trasmette una visione interiore del mondo – il mondo misterioso, arcano, meraviglioso – non un’attività commerciale. L’arte del colore domina l’anima umana non diversamente da quella dei suoni. Hugo von Hofmannsthal 

Autoritratto
Autoritratto Egon Schiele 1910

 

Egon Schiele è un giovane uomo in cui la vita ed il dolore lo saturano talmente tanto che non vi è lo spazio disponibile ad una qualsivoglia forma di assuefazione  ed ossequio all’ esterna simulazione della morale di una mendace Vienna chiusa e retriva.

Un giovane consapevole, per la malattia mentale del padre, che un uomo è molto di più di ciò che presenta, è una rara ed unica mescolanza di carne e sangue che batte e resta in vita grazie alle sensazioni, ai sentimenti ed alle pulsioni.

 

 

Da artista esalta la figura umana e la rappresenta con un segno chiaro, perfetto e spigoloso. Definita e distinta dallo spazio circostante e circoscritta in confini ben delineati in cui una sconvolgete unione tra mente e corpo intraprende un crudele e scarnificante viaggio introspettivo di analisi e ricerca interiore. Una personalità  in lotta contro un isterico senso di colpa e catalogata da una critica che definisce la sua arte come una sorta di semplicistica forma creativa ed espressiva sempre e comunque peccaminosa, amputando la sua visione creativa della realtà.

Nessuna opera d’arte erotica è una porcheria, quand’è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l’osservatore, se costui è un porco.  E.Schiele

Egon Schiele
Egon Schiele photo wikipedia.it

L’erotismo di Egon Schiele è sottile, intrigante e schietto, consumato in un eremo cartaceo in cui le figure umane diventano reali e si fondono generando il vero chimerico soggetto. Spesso sfumati in un non finito che esprime una sorta di mutilazione dei sensi a cui la completezza è negata da un pensiero foraneo.

Corpi senza sfondo, che aleggiano dispersi in un mondo irreale e scarno senza tempo e luogo.  Seducenti nel loro silenzio in una costante recessione che logora il corpo e la mente in attesa della morte, ultimo atto di un imperterrito e censurato cammino

Tutto nella vita è morte.  E.Schiele

Una sensualità sola e malinconica, triste e sempre già consumata, alla ricerca di una qualsiasi forma di consolazione quasi materna  che possa restare in eterno, capace di cancellare il disagio avvertito da un corpo malinteso ed impotente di fronte ad un connaturato meccanismo biologico che, inadempiente, riesce solo a seguire le pulsioni.

Wally in a Red Blouse Lying on her Back
Wally in a Red Blouse Lying on her back Egon Schiele 1913 photo wikipedia.org

 

 

Un erotismo solitario fatto di arrivederci, di donne sole e di abbracci che fissano l’unico vero attimo di un amore, quello prima della fine. Esattamente ciò che Schiele cerca nelle sue modelle e nel suo amore Valerie e che fissa vibrante e sofferto nei suoi disegni. Rappresentazione di quello stesso amore che ancora oggi è moderno e rivoluzionario, ricercato e tormentato.

Io esisto per me e per coloro ai quali l’inestinguibile sete di libertà che ho in me dona tutto, ed esisto anche per tutti, perché amo – anch’io amo – tutti. Sono il più nobile tra gli spiriti nobili – e quello che più ricambia tra chi ricambia. Sono un essere umano, amo la morte e amo la vita. Egon Schiele

 

La profonda interiorità di un sentimento totale e completo che prende tutto di noi, spiritualmente e carnalmente, trasportata nelle tele da Schiele, desta ancora oggi una parvente sensazione di disagio. Un sentimento vissuto attraverso le pulsioni e le sensazioni tipiche di un giovane alla ricerca dell’amore, circondato da aquile che fanno di tutto questo un atto scandaloso e peccaminoso istilla, anche adesso, il dubbio sulla purezza delle emozioni che ogni essere umano prova quando ama fino a divenirne rappresentazione di uno scandalo da celare.

L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro. Z. Bauman

 

Una contemporaneità che, senza una reale motivo, trasforma l’arte in immagine da nascondere e l’immagine veramente da censurare, in arte.

 

 

 


Bibliografia utilizzata per l’analisi critica dell’artista:

Egon Schiele: Life and Work di Jane Kallir 

Schiele Drawings: 44 Works-  in Formato Kindle (2012) di Dover Publications

Egon Schiele: Poems and Letters 1910-1912 Hardcover di Elisabeth Leopold – 25 giugno 2008

Egon Schiele: Art, Sexuality, and Viennese Modernism di a cura di di Patrick Werkner – 1 settembre 1995

Egon Schiele: Almost a Lifetime a cura  di Christian Bauer– 6 luglio 2015

Da cui sono estrapolate anche alcune delle immagini pubblicate.


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