Gustav Klimt, quando l’arte racconta la vita attraverso una madre

Il vocabolario italiano usa definire la vita un sostantivo femminile che indica  il ciclo di durata di ogni specie animale o vegetale che inizia con la nascita e finisce con la morte. Nell‘intermezzo attraversa stagioni e fasi in cui cambia, cresce e si definisce. L’arte di Gustav Klimt la rappresenta personificandola in un corpo di una donna che  viene alla vita, la genera e alla fine, la rimpiange assumendo le forme simboliche di un’arte che racconta la vita attraverso una madre.

Di Cristiana Zamboni

L’arte, la musica, la scienza, solo per citarne alcune, sono sostantivi femminili.  Atti a specificare che ciò che genera emozione ha per lo più una derivante femminea. Così come la vita che i letterati amano suddividere in stagioni o viaggi. Per Shakespeare sono sette e Jung ne definisce quattro.

Hesse la racconta come un continuo divenire senza suddivisione di attimi definiti, un viaggio tra nuovi inizi e fine.  L’arte di Gustav Klimt la rappresenta personificandola in un corpo di una donna. Lei viene alla vita, la genera e alla fine la rimpiange.

Le tre età della donna Gustav Klimt 1905 Photo web

Completamente impreparati,  facciamo il passo nel pomeriggio della vita. Peggio ancora, facciamo questo passo con il falso presupposto che le nostre verità e i nostri ideali ci serviranno come finora. Ma poi non possiamo vivere il pomeriggio di vita secondo il programma della mattina e della sera e ciò che al mattino era vero alla sera sarà diventato una bugia.  Carl Gustav Jung

 

Gustav Klimt

 

 

Il tempo della nostra esistenza è una linea morbida che disegna un cerchio che, al suo interno, protegge e custodisce un insieme di fatti, emozioni e sentimenti vissuti per  raggiungere una consapevolezza che dovrebbe  portare ad un capolinea  senza rimpianti. Ma è difficile accettare la morte, sostantivo femminile che ha l’ingrato compito di chiudere questo cerchio. Klimt attraverso la sua arte ed il suo innato simbolismo, ricerca questa consapevolezza.

 

 

 

 

Klimt nasce a Vienna il 14 Luglio del 1862 e muore a Neubau il 6 Febbraio 1918. E‘ considerato il punto d’unione delle due correnti più importanti dell’arte austriaca,  il Simbolismo e l’Art Nouveau.

Gustav Klimt, seduto in poltrona, con alcuni artisti del movimento della Secessione viennese. Photo Web

Il simbolismo di Klimt estrapola i suoi elementi nella più remota e profonda storia antropologica dell’evoluzione umana, caratteristiche di un linguaggio sconosciuto e lontano che, ad un primo sguardo, sembra avere solo una funzione decorativa.

L’artista li lega al presente trasformandone la loro capacità evocativa creando un canale di comunicazione inconscio con l’osservatore, auspicando un’ascesa di quei segni arcaici  nel profondo e un istantaneo dialogo col subcosciente indirizzando lo spettatore verso il vero significato dell’opera.

VerSacrum Rivista Secessione Viennese 1898

La storia dell’artista coincide con la Secessione Viennese che lo porterà a diventare il capo dei dissidenti anti-accademici che non rinnegano la cultura classica ma la rielaborano al punto da crearne uno stile completamente nuovo in cui il decoro diventa strutturale in una Vienna che, in quel momento, è una delle capitali artisticamente più attive in Europa.

La gente  deve ricominciare a vedere quadri, non oleografie dipinte a mano: deve potersi di nuovo ricordare che la loro materia è una scrittura magica che, con macchie di colore in luogo delle parole, ci trasmette una visione interiore del mondo – il mondo misterioso, arcano, meraviglioso – non un’attività commerciale. L’arte del colore domina l’anima umana non diversamente da quella dei suoni. Hugo von Hofmannsthal

Gustav Klimt amava le donne, tutte, ne adorava la sinuosità delle loro forme ammirandone  la capacità di muoversi nello spazio modificandolo. Quasi tutta la sua arte è dedicata alla figura femminile e se, a  volte, è solo per il puro piacere di ritrarne la bellezza, spesso le sente come l’unico grande  simbolo atto a  spiegare la vita ed i suoi misteri.  Per Klimt il mistero della vita è femmina.

Nel 1905 dipinge  un’opera allegorica sul tema della vita e le sue fasi, l’opera si intitola, Le tre età Le tre età della donna .

 

Le tre età Gustav Klimt Galleria Nazionale D’Arte Moderna, a Roma. Photo Galleria Nazionale d’Arte Moderna

In quest’opera rappresenta l’ esistenza personificandola in una figura femminile  in continua evoluzione dalla nascita fino ad arrivare alla vecchiaia con la conseguente consapevolezza della fine.

Per l’artista  le fasi della vita sono tre:  la nascita, la maternità e la vecchiaia e le esplica utilizzando i tre momenti  che uniscono tutti gli esseri umani attraverso la rappresentazione sulla tela della caratteristica  fiducia e conseguente abbandono di quando siamo appena nati, per passare alla giovinezza che illumina tutto ciò che  circonda  la speranza nel futuro nella donna supportata e compiaciuta della sua capacità di generare altra luce, fino ad arrivare alla tristezza ed al grigiore di una vita quando comprende che le sue forze fisiche si sono quasi esaurite e, comunque sia, non accetta la realtà della morte.

Le tre età particolare della madre
Gustav Klimt 1905

Che l’immagine del mondo sia provvisoria è una certezza per l’austriaco, in tutte le sue sensazioni: e questa mirabile profondità di pensiero della nostra ben nota frivolezza, nessuno, dall’età barocca, l’ha mai spiegata ai nostri occhi con tanto splendore e con tanta eleganza come Klimt. […] Klimt dipinge una donna come fosse un gioiello; essa scintilla, ma l’anello della sua mano sembra respirare, e il suo cappello vive più di lei, la sua bocca fiorisce, ma non si pensa che essa possa anche parlare; e la veste sembra sussurrare. O se dipinge un girasole, da esso sembrano ammiccare gli occhi benigni di un uomo maturo. Di nuovo egli dipinge però un albero che pare sbalzato in oro, e quando rabbrividiamo di fronte ai volti apocalittici dei suoi grandi quadri, può anche darsi che in essi egli abbia semplicemente voluto giocare con i colori. Hermann Bahr (1903)

Gustav Klimt è un uomo che frequenta moltissime donne ma non si sposerà mai anche se molto prolifico, dopo la sua morte quattordici persone si presentano a reclamarne il cognome ma ne saranno riconosciuti solo quattro. Amava le donne e con loro riusciva a creare una profonda e silenziosa comunicazione utilizzando un alfabeto segreto che la sinuosità dei loro corpi generava nella sua mente. Adorava vederle muoversi nello spazio ed, in ogni sua opera, si delinea una sorta di intenso rapporto intimo con il corpo della modella.

 

 

Le tre età particolare Gustav Klimt 1905

Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone, soprattutto se di sesso femminile, ma ancora di più mi interessano altre forme. Sono convinto che la mia persona non sia particolarmente interessante. Sono un pittore che dipinge proprio tutti i giorni, dalla mattina fino alla sera. Figure e paesaggi, un po’ meno i ritratti. Gustav Klimt

Klimt usa il corpo femminile come metafora per raccontare la società viennese del suo momento che mostra un mondo concentrato nelle contraddizioni perenni e nelle chiacchere dei salotti in cui viene condannato il realismo sessuale di Schiele con sdegno e pudicizia per praticarlo di nascosto. Nello stesso anno in cui crea Le tre età, l’artista viene accusato di pornografia ed eccesso di perversione per le opere realizzate all’Università di Vienna.  Qui si mostra tutta l’ipocrisia della borghesia viennese la stessa che, inconsciamente, supporta Freud nella possibilità di creare la sua psicoanalisi.

Ricordiamo il vecchio adagio – si vis pacem, para bellum – se vuoi il mantenimento della pace sii disposto alla guerra. Sarebbe ora di modificarlo e dire – si vis vitam, para mortem – se vuoi sopportare la vita, impara ad accettare la morte.

Sigmund Freud

Si può sicuramente affermare che l’arte di Klimt fece scandalo a causa del suo essere oltre il tempo ed oltre alle immagini a cui le menti erano abituate. Quando l’opera venne esposta alla Biennale di Venezia, nel 1910, suscitò si un notevole scandalo, ma la reazione del pubblico fu ottima.  Tanto che nel 1911 l’opera venne nuovamente esposta alla Mostra per il cinquantenario dell’Unità d’Italia e vinse la medaglia d’oro. Fu acquistata dalla Stato italiano per l’esposizione permanente alla Galleria d’Arte Moderna romana.

Attraverso le immagini, il colore ed i simboli dà vita ad un racconto che attraversa tutto l’arco del progressivo decadimento della vita. Ogni fase è rappresentata con minuzia di dettagli.

Invecchiare significa passare dalla passione alla compassione.

A. Camus

Le figure sono nude proprio per mostrare palesemente gli effetti del tempo e del vissuto. Ogni piega, ogni ruga racconta un sentimento che ha trasformato l’animo umano nel corso della crescita. Ciò che viviamo internamente modifica ciò che siamo esternamente.  E viceversa.  Ad ogni dolore o delusione il corpo s’accascia un po’ di più, si ingrigisce e ne perde la luminosità deformandosi.

I contrasti cromatici assumono una forte valenza espressiva e comunicativa diventando, insieme al colore, un simbolo.

 

Le tre età particolare della mano anziana
Gustav Klimt 1905

Suddivide l’opera in tre soggetti, nel blocco centrale vi è rappresentata una giovane donna nel pieno della sua bellezza che culla una bimba. Colei che è capace di generare  vita espande dalla sua figura luce e bellezza che illumina tutta l’opera. E‘ il fulcro dell’opera stessa.

Per l’artista, la capacità femminile di generare vita, dona alla donna una funzione sacra che si mescia perfettamente con la sua attitudine alla seduzione nei confronti della vita e dell’uomo, ed è in questo perfetto equilibrio che lui le ama e si ritrova completamete affascinato questo mistero tutto femminile che le rende necessarie e mai scontate.

Le tre età particolare della bimba
Gustav Klimt 1905

La bimba che si accoccola sul seno materno, si lascia sprofondare nel e sul il corpo della madre quasi a formarne un tutt’uno e la manina, che si posa sul seno caldo di colei che l’ha generata, ne origina una posizione tutta innaturale della testa della madre e la mano che cinge la piccola vita, sono simboli di un amore totale ed incondizionato, capace di oltrepassare l’egoismo individuale e si prostra all’altro. Uno scambio di attenzioni che pone sotto una nuova luce anche il pensiero politico e filososfico che dovrebbe sorreggere uno Stato di diritto.

Le tre età particolare donna anziana Gustav Klimt1905

 

 

Al loro fianco si pone una donna col capo chino a terra, coperto dai capelli grigi e opachi. Immobile. L’unico movimento è la mano sinistra che si copre gli occhi. Quasi a proteggersi da quell’immagine di giovane donna che ancora ama e genera amore. Quella mano rappresenta tutta la rinuncia a vedere la realtà.

Una realtà che evidenzia il rimorso di ciò che non si è vissuto ed il rimpianto di ciò che non si vivrà più. Oppure è lì posta sugli occhi a trattenere i ricordi di una maternità passata. Un ultimo gesto espresso per se stessa. Un continuare a vivere per ri-vivere.

Ormai  paragonabile ad un contenitore svuotato, magra e col ventre gonfio, ma non di vita. Il colore della pelle è spento, cenereo simbolo del tempo che scorre e della morte che si annuncia indistintamente per tutti.

 

 

 

 

 

 

Ogni parola che scrivo è soltanto un altro modo per dire il tuo nome. Anche se scrivo cielo, terra, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e soltanto mamma.
T. Scarpa

In quest’opera, Klimt, insegna alla donna e all’umanità intera a non lasciarsi condizionare dal passare del tempo.    A viversi compiutamente in ogni stagione per non arrivare alla fine, sfigurata dal rammarico. Che la vecchiaia non è sinonimo di compassione.

Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso.  Fëdor Dostoevskij

La vita è un viaggio che non fa fermate a ritroso ed ogni fermata andrebbe vissuta senza ancoraggi verso quella lasciata o illusioni verso quella che verrà, ma con la consapevolezza che tutto si genera nelle mani di chi ha il coraggio di non nascondere mai il proprio pensiero, lasciandosi sedurre dall’umana possibilità che la fine possa rappresentare solo un nuovo inizio. Lasciandoci trascinare dalla filosofica speranza che, come afferma Eraclito,  dopo la morte attendono gli uomini cose che neppure immaginano.

 

 


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