Monet: quando la natura lascia senza fiato l’arte

Claude Monet fu un artista passionale e voracemente innamorato della pittura e della natura. Giardiniere premuroso e ritrattista esperto della luce che gioca sui campi di papaveri, sui vestiti svolazzanti al vento e sui petali di una ninfea che fluttua sull’acqua. L’artista capace di catturare la natura quando lascia senza fiato l’arte e fondatore, senza volontà alcuna, dell’impressionismo francese. Un uomo che amò moltissimo durante la sua lunga e germogliante vita, in modo unico e rivoluzionario.

Di Cristiana Zamboni

Ritornare fra i campi danzanti al vento delle colline toscane è sempre un’emozione che regala un’incontenibile sensazione di libertà. Il panorama assomiglia ad un dipinto impressionista, la brezza scompiglia i capelli ed i pensieri vengono dissolti dalla brina del mattino. Non puoi passeggiare a lungo senza lasciarti andare ad un corsa che toglie il fiato.

Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace. Libero com’ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi. Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori.
Giudizi universali – Samuele Bersani

La sensazione che si prova è riconducibile a quell’amore narrato dalle leggende dei miti antichi o da quella letteratura inglese, per alcuni un pò stantia, che scivola tra le parole di Cime tempestose, Orgoglio e Pregiudizio ed il Paradiso perduto. Il cuore batte forte, i colori s’illuminano e nel silenzio della natura è possibile udire il vento suonare una musica da vecchio carosello ed una voce soave intonare, mentre annaffia il suo capolavoro fiorito, …è primavera, madonne fiorentine, quante forcine si troveranno sui prati in fior…

Forse devo ai fiori se sono diventato pittore.

Claude Monet

Ritratto di Suzanne Hoschédé Claude Monet 1868-1899 photo www.wikipedia.org

Un piccolo stagno si affaccia alla fine dei campi e un centinaio di ninfee galleggiano inermi da sempre, seguendo il vento che si muove tra le acque paludose. Se provi a girare velocemente sul posto, hai immediatamente  la destabilizzante sensazione d’essere catapultato al Musée de l’Orangerie, tra le ninfee di Monet.

Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli.

Marcel Proust

Avverti immediatamente l’intensa passione per la natura di Monet, un artista ed un uomo contornato da sognanti donzelle che vedevano in lui un affascinante Don Giovanni seppur, in realtà, lui si sentisse solo un ragazzo insofferente alle regole e alla scuola, la cui massima aspirazione era di fare il giardiniere.

La luce lì è unica, non si trova uguale in nessun altra parte del mondo.

Claude Monet

Monet nel suo giardino di Giverny. photo www.wikipedia.org

Un sogno che realizza nel bel mezzo del cammin della sua vita quando, incupito dal dolore per i lutti subiti, finalmente riesce a ritirarsi nel suo casale a Giverny. Un rifugio con le pareti rosa e le persiane verdi che s’intonano perfettamente con la flora che ne contiene i confini.

C’è una storia che inizia in un giardino. E‘ il giardino del pittore Claude Monet, l’uomo il cui occhio prodigioso, incanta il mondo.

Citazione dal film “Le Ninfee di Monet”

 

 

Claude Monet – Caricature of Henri Cassinelli – Rufus Croutinelli photo www.wikipedia.org

Claude Monet nasce a Rue Laffitte, Parigi, il 14 Novembre del 1840. La sua famiglia fa parte della piccola borghesia parigina e il padre possiede una rinomata drogheria. All’età di cinque anni si trasferisce nella cittadina di origine della familia paterna, Le Havre. La sua infanzia trascorre serena all’aria aperta, genesi del suo immenso amore per la natura. Fin da giovane manifesta la sua abilità artistica disegnando caricature che espone nelle vetrine dei negozi.

 

Ero un ragazzo naturalmente indisciplinato, anche nella mia infanzia odiavo obbedire alle regole.

Claude Monet 

Incontra Boudin che, certo della sua abilità nel disegno, lo inizia alla pittura en plein air. L’aria aperta e l’arte tengono sotto controllo lo spirito ribelle del giovane Monet, portando in superficie una sua grande passione per la pittura del paesaggio che lo porta a convogliare tutta la sua attenzione  verso gli esigui ed esclusivi attimi in cui la luce incontra il creato. La sua concentrazione è totalmente catturata dalle sfumature dei colori della natura e dal potere effimero che la luce crede di avere su di lei. Per Monet, il perfetto equilibrio dell’universo si concentra tutto nella spontanea danza che, ciclicamente, la flora intraprende ogni giorno a dispetto dell’esistenza dell’uomo

Lo stagno delle ninfee, armonia in rosa Claude Monet 1899 photo www.wikipedia.org

La pittura diventa una vera e propria attrazione nell’animo interiore del giovane artista e la sua smania di osservare, analizzare la luce e l’aria ed i loro effetti sul panorama, è senza fine.

Dormo solo con duchesse o domestiche. Preferibilmente con le domestiche delle duchesse. Qualsiasi via di mezzo mi spegne.

Claude Monet

Una passione che a volte indugia intrappolata negli sguardi femminili. L’uomo Monet ama le donne, preferibilmente belle e di buona famiglia, pur non disdegnando la compagnia delle serve. Quel che veramente gli importa è che siano abili concimatrici della sua vita, trasformando anch’essa in un immenso giardino di beatitudine eterna.

Un attimo di vera beatitudine! E‘ forse poco per riempire tutta la vita di un uomo?

Dostoevskij

 

Claude Monet, Camille in nero (1866); olio su tela, 231×151 cm, Kunsthalle, Brema photo www.wikipedia.org

Nel 1865, in un tiepido pomeriggio di primavera, Monet entra in una libreria e conosce Camille Doncieux. Per la fanciulla è amore a prima vista, diventa immediatamente la sua modella prediletta e lascia tutto per lui, un promesso sposo facoltoso ed una famiglia affettuosa.

Camille è l’unica donna che Monet ritrae infinite volte per tutta la sua vita, prima dal vero e poi attraverso i ricordi.

Pur non essendo ben vista dalla famiglia natia del pittore, nel 1867 Camille mette al mondo Jean, il primo erede di casa Monet. Inizia un periodo ulterioremente complicato per la novella madre, l’amato pittore si ritrova, suo malgrado, pendolare tra Parigi e la casa di campagna di una zia per non perdere l’unico sostentamento economico a disposizione, un assegno mensile erogato dal padre.

Occasione utile, per far credere a tutta la stirpe di aver ormai chiuso e dimenticato la liaison con la giovane ed esperta modella.

 

 

Ognuno di noi è un filo unico e irripetibile nell’intricata rete della vita ed è qui per dare un contributo.
Deepak Chopra

Rientrato a Parigi, Monet, ormai circondato dai creditori decide di trasferirsi con la clandestina famiglia a Gloton  ma, dopo pochissimo tempo, si ritrovano di nuovo sfrattati e senza soldi.

E’ un momento indigesto per il pittore che non riesce nemmeno a sopravvivere con il suo lavoro e si ritrova  costretto in un perenne vagabondaggio alla ricerca dell’isola che non c’è dove poter fermarsi e finalmente, vivere. Probabilmente svinita da una vita di stenti, la promessa Signora Monet, riesce a trovare un punto di accordo con suo padre ottenendo in dote un anticipo sull’eredità che le permetterà di convolare a nozze il 28 Giugno del 1870.

Giusto il tempo di una fugace luna di miele e Monet riparte alla volta del giaciglio del padre malato, rientrando solamente verso la fine dell’anno. E mentre una precaria tranquillità sembra aver deciso di avvolgere i tre cuori e una capanna, nel gioviale momento della seconda gravidanza, Camille  si ammala e le viene diagnosticato un cancro pelvico che la trascinerà fino all’estrema unzione il 31 agosto 1879 per poi morire dopo qualche giorno, il 5 settembre.

 

In fondo il rimorso non è altro che il risultato di un dato modo di guardarsi in uno specchio.

Italo Svevo

 

Monet, scoperto il male della moglie, non la lascia sola e cerca di catturare ogni sponsale attimo nelle sue opere modificando, forse inconsapevolmente, la sua pittura che sembra seguire il decorso della malattia. Tela dopo tela le sue pennellate si fanno sempre più ovattate e leggere, le immagini sembrano dissolversi in una sorta di preparazione subliminale all’assenza che la morte di Camille, inevitabilmente, elargirà.  Nell’opera sigillo Camille Monet sul letto di morte del 1879, il pittore chiude e protegge tutta la sua storia d’amore con quella giovane e paziente modella che incontrò un pomeriggio di primavera persa tra i libri di una biblioteca.

Claude Monet, La morte di Camille (1879); olio su tela, 90×68 cm, museo d’Orsay, Parigi photo www.wikipedia.org

 

Il lutto è un tramonto silenzioso che mina l’anima dell’artista seppur sollecitamente rincuorato dalle calde braccia di Alice, moglie di  Ernest Hoschedé, collezionista ed amico di Monet. La tresca dura per anni, diventando di pubblico dominio solo alla morte di entrambi i rispettivi coniugi.

E se per Alice la morte di Camille è il prologo per una lunghissima e pubblica storia d’amore col suo amante, per Monet è l’inizio del suo più profondo e vivo agàpe per la perduta sposa.

 

 

 

 

 

Tra vent’anni non sarete delusi dalle cose che avrete fatto, ma da quelle che non avrete fatto.

Mark Twain

Un diafano amore che Alice alimenta incessantemente e con alienazione. Consumata dalla Sidrome di Rebeccala sua invasione mentale rende la defunta consorte sempre più reale e presente nella vita quotidiana dell‘artista. Nemmeno le premurose lettere che Monet le scrive quando sono lontani riescono a placare la sua folle gelosia, tanto da portarla ad annientare anche il più piccolo granello di polvere che richiama il ricordo di Camille.

Alice è totalmente votata a farla svanire e non solo dal cuore di Monet, ma dal mondo intero. Gli oggetti personali, le foto ed alcune tele che ritraggono la sorpassata congiunta sono letteralmente mandate in rovina e tra i pochi cimeli che si salvano, vi è un bellissimo dipinto di Renoir del 1874, intitolato Femme cueillant des Fleurs.

Camille, prima di conoscere Monet, era già nota fra gli artisti francesi per la sua bellezza tanto da diventare una tra le più richieste modelle e Renoir fu uno fra questi.

Claude Monet, Impressione, levar del sole (1872); olio su tela, 48×63 cm, musée Marmottan Monet, Parigi photo www.wikipedia.org

Diviso tra i suoi mentali graffiti di un perso amore e l’ingombrante passione di una femminea gelosia, Monet trova l’ambita serenità fra le idilliache braccia della pittura, unico vero ardore di tutta la sua esistenza.

Il 15 Aprile del 1874 a Parigi  espone con il movimento impressionista francese e sarà proprio la sua Impressione, levar del sole del 1872, ad attrarre maggiormente l’attenzione della critica, cedendo, inconsapevolmente, i diritti del titolo dell’opera all’appellativo di uno dei più grandi movimenti artistici della storia dell’arte.

L’arte di Monet è un visione concisa di ciò che l’occhio umano vede e l’artista lo rappresenta con leste pennellate intrise di colore. Il dettaglio appare sfumato e perde quasi completamente la sua importanza, è sfuocato e dedito a creare uno scenario suggestivo della natura. L’opera finita, e forse è proprio questo ciò che ha rivoluzionato l’arte rispetto l’accademica eseguita prima dell’avvento degli impressionisti e creato stupore fra la critica del tempo, è ciò che più assomiglia ad un bozzetto eseguito di fretta, giusto il tempo necessario per non perdere l’incanto della natura che si svela all’uomo.

A quarantatre anni si trasferisce a Giverny, un angolo di paradiso tutto suo dove produce più di duecentocinquanta opere in trent’anni. Lilla, viola, arancio, rosa, blu e qualsiasi tonalità percettibile di verde, sono i colori stesi con venerabile maestria sulla tela. Al fine di rappresentare ciò che l’umano occhio non può percepire del mistero della bellezza infinita della natura.

Ho dipinto cose impossibili a vedersi, ma si diventa pazzi a fare cose simili.

Claude Monet

L’arte fu la compagna di vita e l’ancora di salvezza del longevo aspirante giardiniere che, diventato ormai praticamente cieco, seguita a dipingere i colori del suo giardino attraverso le immagini custodite nella memoria. Una delle sue ultime opere rappresenta un cespuglio di rose canine rosa che in realtà,  non vide mai davvero.

La raggiunta maturità della sua arte acquista un’inconsapevole caratteristica astratta. Dipingendo le immagini che la sua memoria e la sua velata vista gli mostrano, si ritrova ad amplificare e delineare le caratteristiche del suo stile impressionista.

La vita è un arazzo e si ricama giorno dopo giorno con fili di molti colori, alcuni grossi e scuri, altri sottili e luminosi, tutti i fili servono.
Isabel Allende

La luce è il filo rosso che lega il gesto pittorico di Monet all’arte e tutto il suo percorso artistico è pari ad un romanzo che narra  la storia fra due amanti, luce e natura, che in ogni tela si scoprono e si riscrivono nei molteplici attimi della loro vita. E’ questo che attrae e unisce il maturo artista al giovane irruento che dipingeva all’aria aperta, un’intensa ricerca pittorica cresciuta tra passione e scoperta, in cui l’ infiltrazione dei raggi solari nei dettagli dell’universo e di ciò che l’uomo ha creato, genera sempre stupore.

Comprende che la natura, esattamente come l’uomo, vive di istanti unici ed irripetibili e pur evolvendosi ciclicamente, anche il creato è infinito nel suo esistere e la sua pittura è il giusto mezzo per catturarne almeno un piccolo frammento,  donando allo spettatore,  un’incontrastabile sensazione di quiete e libertà, miscelata ad una notevole dose di eleganza e compiutezza che evocano la natura e la traducono in  una femme fatale ipnotica ed irresistibile. Messaggio più diretto per l’occhio di chi, indifferente, vede solo un oggetto od un soggetto nella pratica della pittura.

E quando gli occhi, pieni della sua arte, guardano altrove, ecco che arriva il tempo a rendere tutto nuovo.

Citazione dal film Le ninfee di Monet

I giorni del crepuscolo, Claude Monet li passa a dipingere le effigie che la vita gli aveva rivelato. Passeggiava tra le ore delle sue giornate rimembrando la bellezza che tanto aveva osservato e studiato per carpirne i segreti dell’incanto della luce e del suo mutamento enfatico del colore e della sostanza.

Il vecchio Monet percepisce attraverso gli attimi impressi nella memoria che la vita non è nient’altro che un immenso giardino e agli spettatori silenti, intrappolati tra i petali colorati delle sue opere, insegna l’importanza di  preservare i ricordi  per le stagioni in cui il freddo e la solitudine, mettono a riposo le radici, in attesa di una nuova primavera.

 


Bibliografia:

I Monet o il trionfo dell’impressionismo di Daniel Wildenstein  2014

Monet. Il tempo delle ninfee a cura di C. Beltramo Ceppi Zevi Ediz. illustrata  2009

Giverny. Il giardino di Monet. Ediz. illustrata di Jean-Pierre Gilson e Dominique Lobstein  2019


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Articolo già pubblicato su https://artevitae.it/claude-monet-cristiana-zamboni/