Gauguin, il viaggio dell’arte verso l’isola che non c’è

Ogni artista è un pianeta a sé stante e gira intorno alla terra seguendo una sua personale orbita alla perenne ricerca di risposte e Paul Gauguin fu l’artista viandante per antonomasia. La sua vita fu un eterno vagare alla ricerca dell’isola che non c’è in cui vi è custodito un prezioso tesoro. Un antico scrigno magico contenente tutte le risposte alle domande dell’uomo. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Eterne complessità che nessun oracolo è ancora riuscito ad appagare, forse perchè  troppo moderne per qualsiasi tempo, esattamente come le opere del pittore amico di Van Gogh .

Di Cristiana Zamboni

I mondi sono infiniti, sia quelli uguali al nostro, sia quelli diversi da esso. Gli atomi, che, come si è dimostrato in precedenza, sono infiniti, percorrono infatti anche gli spazi più remoti; perché gli atomi da cui un mondo può avere origine o essere formato non si esauriscono nella costituzione di un solo mondo, e neppure di un numero infinito di mondi, siano somiglianti al nostro oppure diversi. Ne consegue che nulla si oppone all’esistenza di un numero infinito di mondi.

Epicuro

 

Il cielo, infinito limite che avvolge il mondo, è costellato da milioni di esistenze, a loro volta, aggrovigliate ad altrettante domande che, ciclicamente, ritornano alla mente dell’uomo. Segno che non vi sia risposta alcuna così soddisfacente da mettere pace nei silenti disagi dell’uomo. Veniamo al mondo senza un preciso motivo e trovare il nostro posto spesso è solo chimera. Cresciamo, studiamo e  ci confrontiamo con la società che ci circonda. Spesso combattiamo alcune battaglie in prima persona, difendendo la libertà, la verità e l’onestà come basi per una pace reale.

Altre volte ci ritroviamo a preferire un punto di vista più lontano ed immobile, lasciando il passo a chi ha ancora la forza per sostenere una precaria vittoria ma con uguale fermezza, restiamo in attesa con l’intima speranza di guardare negli occhi i vinti, canuto e sofferto credito. Ma ci sono momenti in cui, compreso e mangiato gran parte del banchetto dell’esistenza, ci ritroviamo a scegiere come via di salvezza, la fuga, esattamente come Paul Gauguin.

Autoritratto con Cristo giallo Paul Gauguin 1890-1891 photo wikipedia.org

La sua vita fu un’eterno vagare alla ricerca dell’isola che non c’è in cui vi è custodito un prezioso tesoro, l’arcaico scrigno magico contenente tutte le risposte alle domande dell’uomo. Un lungo viaggio iniziato dalla seconda stella a destra e poi dritto fino all’isola che non c’è.

L’arte possiede la facoltà di tradurre ciò che sfugge ad una definizione razionale che si attui attraverso idee e parole, diviene sfogo diretto dell’inconscio. Questa emanazione del profondo, non ancora dominato dalla logica, sfocerà nel surrealismo ed era già ben insita e visibile nel lavoro sperimentale di Gauguin.

R. Huyghe

Paul Gauguin nasce a Parigi il 7 giugno 1848, la sua vita fu complessa ed impervia, costellata da sventure familiari e fallimenti professionali. Sua madre, Alina Maria Chazal, è figlia della famosa scrittrice socialista e femminista Flora Tristàn. Il padre è un giornalista dall’animo fortemente repubblicano contrario al regime politico di Napoleone III e preoccupato per il futuro della Francia. Nel 1849 decide di trasferirsi con tutta la famiglia a Lima, ma muore durante il viaggio. Nonostante il soggiorno in Perù durò solo sei anni e la perdita paterna, il pittore lo ricorderà sempre come l’unico periodo davvero felice della sua vita.

 

 

La famiglia del pittore nel giardino” Paul Gauguin (1881) photo wikipedia.org

Rimasta sola e non troppo incline al clima politico che stava primeggiando nella città peruviana, Alina Maria, opta per un lesto rientro in Francia nel 1855. La figura materna è per il giovane Gauguin l’unico focolare ancora acceso, si sente spesso solo ed incompreso e senza la minima prospettiva per il futuro, passa le sue giornate a studiare mappe ed intinerari di viaggio alla ricerca di un posto dove possa non sentirsi sempre a disagio e fuori luogo.

Nel 1865 si imbarca come allievo pilota su una nave mercantile. L’anno successivo muore anche la madre ed è costretto a rientrare in Francia. Ancora troppo giovane viene affidato a Gustave Arosa e conosce il pittore Émile Schuffenecker che lo appresta alla pittura ispirandosi alle opere di Delacroix, Corot e Courbet, possedute dal suo tutore. La pittura lo affascina, visita i musei, frequenta l’Académie Colarossi e supportato dalla figlia di Arosa, studia e sperimenta l’arte come autodidatta. Nel 1871 inizia a lavorare come agente di cambio. Nel 1873 conosce Pissarro, incontra e sposa  Mette Sophie Gad.

 

Paul Gauguin, Sentiero boscoso (1873), collezione privata photo wikipedia.org

 

 

Frequenta i circoli d’arte e gli impressionisti ed espone con loro in alcune collettive. Comprende in fretta di non condividere del tutto le loro teorie artistiche e percepisce i loro canoni e le loro regole, come limiti troppo rigidi e performanti, del tutto inadatti nel rispondere all’immensa voglia di oltrepassare lo spazio ed il tempo della sua arte. L’occhio di Gauguin ricerca una realtà che è al di là del visibile ed affonda le radici nell’immaginazione e nel sogno. Visionario pensiero contemporaneo che, inconsciamente, posa la prima pietra per il futuro simbolismo.

 

 

 

 

L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo. Giordano Bruno

Nel 1883 crolla la borsa e si ritrova senza lavoroe si trova costretto a trasferirsi in Danimarca con la moglie ma il matrimonio non è un’isola felice. Lei è molto preoccupata per le precarie condizioni economiche in cui versa la famiglia e Gauguin, al contrario,  sembra non tener in considerazione il problema.

Vuole solo dedicarsi alla pittura e sperimentare la sua arte. E’ irrequieto, non riesce a collocarsi come artista ed il mercato non lo considera cibando, così, la sua perpetua e bulimica fame di un luogo silenzioso e primordiale tutto suo.

Gauguin non considera più l’arte come una riproduzione idealizzata o sensibilizzata della natura. E proprio per questo si discosta dall’Impressionismo. Ma ciò che stupisce è che, di colpo, apre la via alle tre direzioni in cui si impegnerà l’arte moderna per sfuggire alla fatalità del reale.

R. Huyghe

Rientra a Parigi e conosce Theo Van Gogh, fratello di Vincent e mercante d’arte che ben presto si prodiga ad aiutarlo nel vendere alcune delle sue opere e con il ricavato s’imbarca alla volta di Panama e poi Martinica. Qui la sua pittura è più libera e le pennellate acquistano un gesto intenso, breve e scevro di ripensamenti. I colori accesi e la qualità decorativa è notevolmente migliorata accendendo i riflettori su un nuovo Gauguin, sicuramente più realizzato ed audace valorizzato da una maggiore consapevolezza nella sua capacità artistica.

Paul Gauguin, Van Gogh mentre dipinge girasoli (1888) Van Gogh Museum, Amsterdam photo wikipedia.org

Ma la sua salute è precaria e non abituato al clima, si ammala e nel 1887 è nuovamente costretto a rientrare in Francia dove ritrova l’amico Theo, sempre molto interessato alle sue nuove opere.

Riaffiora l’insofferente lato sociale del pittore che poco sopporta la vita parigina e memore del periodo sereno e produttivo passato a Pont – Aven, decide di ripartire alla volta del suo paradiso perduto.

 

 

 

 

Acquisisce la tecnica a cloisons, una pittura che molto ricorda le vetrate delle chiese ed il loro caratteristico catturare la luce in un colore piatto e senza sfumature delimitato in confini ben definiti e un esempio il suo dipinto  La visione dopo il sermone.

 

 

Paul Gauguin, Visione dopo il sermone (1888) Scottish National Gallery, Edimburgo Photo wikipedia.org

 

Un’opera gravida di simboli, come tutte le sue opere che richiamano alla fede. Un fotogramma che novella di un angelo che lotta contro l’uomo, chiaro riferimento al passo della Genesi. Il bene cerca di combattere il male in un’accentuata mistica irrealtà scenografica in cui, alcune donne condizionate dal sermone appena ascoltato, riescono a vedere ciò che all’essere umano non è permesso.

 

 

 

Sulla tela, la mano dell’abile Gauguin, riesce a materializzare uno fra i più grandi timori dell’uomo, perdere la battaglia contro il male e a lui doversi asservire.

 

Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».

Genesi 32, 23 – 33

 

Rientrato dalla Bretagna, sotto consiglio di Theo Van Gogh, Gauguin si trasferisce da Vincent per aiutarlo a definire il progetto artistico  contro le dittature del mercato dell’arte, proposto da quest’ultimo. Fra i due non vi è l’armonia sperata e spesso discutono. Il 23 dicembre 1888 Van Gogh apprende la notizia delle imminenti nozze del fratello, psicologicamente provato dal suo fallimento artistico, dal mancato decollo dell’agoniato progetto contorniato dalle continue discussioni con l’amico pittore, perde il controllo  e si taglia un orecchio con il conseguente ricovero in una casa di cura.

A Gauguin non resta che ripartire, di nuovo, alla ricerca della sua isola. Svende tutte le sue opere e nel 1891, riparte per Tahiti ed una volta approdato sente la sua vita cambiare radicalmente. La sue opere si riempiono di ritrovato entusiasmo grazie alla natura e agli abitanti, perfetti soggetti ed emblemi reali di un mondo incontaminato dove tutto è ancora da scoprire.

Possa venire il giorno (e forse verrà presto) in cui fuggirò nei boschi di qualche isola dell’Oceania, a vivere d’estasi, di calma e d’arte, circondato da una nuova famiglia, lontano dalla lotta europea per il denaro. Lì a Tahiti potrò ascoltare, nel silenzio delle belle notti tropicali, la dolce musica sussurrante degli slanci del mio cuore in amorosa armonia con gli esseri misteriosi che mi saranno attorno. Finalmente libero, senza preoccupazioni di denaro, potrò amare, cantare e morire.

Noa Noa P.Gauguin

L’isola che non esiste diventa paradiso tangibile dove tutto profuma di vita e serenità, indisturbato dal lesto schiamazzo di quella che alcuni definiscono la civiltà e per Gauguin è questo il lembo di terra che cela il suo tesoro nascosto. Il giovane amore di Teura lo avvolge e lo protegge dalle sue stesse paure e cogitazioni e lo stimola a creare assaporando la bellezza della natura ed il profumo dei fiori che lo segue ovunque vada.

Il nostro sacro mestiere esiste da millenni. Con lui al mondo non occorre luce: ma nessun poeta ha detto ancora che la saggezza non esiste, che non esiste la vecchiezza e forse nemmeno la morte.

Anna Achmatova

Per l’artista è arrivato il momento di vivere obliando completamente il concetto di sopravvivenza portando in superficie  il valore del silenzio e della semplicità e affogando il progresso e quella società in cui non trova equilibrio e convivialità. Un viaggio immobile che lo porta alle origini dell’umanità, riscoprendo un gesto pittorico spontaneo e primivito dove l’arte diventa sacra nel senso principe del suo concetto, caratterizzata da una creatività che si trasforma in doveroso sacrificio alla rara bellezza della realtà e Gauguin è l’artista prescelto per rappresentarla.

L’arte stessa e la pennellata assumono le fattezze del simbolo per eccellenza, in cui si concentra il concetto dell’esistenza umana che, attraverso il linguaggio pittorico, lo porta a professare un’intima personale spiritualità scavata nel suo disincantato profondo, tra illusioni passate e disprezzo per il presente. Grazie ai suoi diari, spontanei scritti in cui le parole defluiscono a caso come un fiume in piena che sgorga dal cuore per arrivare alla mente, possiamo, supportati dalle suoi colorati soggetti, comprendere i suoi pensieri.

Stranamente molto affini al nostro tempo in cui rabbia e stanchezza accompagnano attimi di sfuggente eccitante esaltazione in cui è possibile intravedere il miraggio dell’isola che non c’è; tangibile ci appare davanti e, come per l’artista, possiamo toccarla.

Una momentanea avventura che svanisce nel 1893, quando Gauguin si ammala ed è costretto a rientrare in Francia per curarsi.  Un’occasione per mostrare alla critica la sua nuova arte, eccitante per la vista e stimolante per l’intelletto caratterizzata da un radicale cambiamento rispetto al suo primordiale accenno artistico sviluppatosi a braccetto con l’esperienzza impressionista totalmente dedicata alla rappresentazione della vita reale, ovattata e con pennellate soavi, svolta all’aria aperta.

L’Impressionismo è puro, non ancora contaminato dal putrido bacio dell’École des Beaux-Arts.

Paul Gauguin

Ma le tele prodotte a Tahiti sono un quid creativo difficile da classificare in una corrente artistica e la critica non è ha le giuste basi per comprenderle. I soggetti esplodono in una miscelanza di impressionismo e post-impressionismo che richiamano al naturalismo per poi protarsi verso il simbolismo, dando origine ad immagini che sembrano svanire a contatto con l’aria francese e perdere la  massima espressione del loro peculiare segno primitivo, leggibile e riscontrabile solo da occhi che hanno visto e vissuto la sua isola che non c’è.

Come non paragonare il suo modo di comportarsi a quello delle api, che, come dice con tanta grazia Montaigne, “fanno bottino qui e là sui fiori e ne fanno miele che è tutto loro: non è più timo né maggiorana”. Così niente può farci misurare la potenza del suo genio meglio della conoscenza di ciò che egli ha ricevuto della sua epoca e di ciò che ne ha perso. Come tutti i grandi creatori, Gauguin non è qualcuno che non ha mai imitato: è qualcuno che viene imitato e che resta inimitabile. Dorival

Opere compositive in cui i colori impressi dalle pennellate tahitiane, si intensificano e raccontano non solo la flora del creato, ma svelano l’arcano principio del vivere in cui un sottile richiamo al romanticismo di Delacroix  ed al suo uso sensoriale del colore che si lega perfettamente alla costruzione del paesaggio o di un suo dettaglio, riporta alle stampe giapponesi. Il colore domina incontrastato e la sua luce sgargiante, che ha sempre affascinato l’artista Gauguin, si scontrano violentemente con l’idea di arte della critica contemporanea cancellando qualsiasi possibilità di successo; portando così il pittore a tentare il suicidio.

Assicuro che ho deciso di morire a Dicembre. Ma prima di morire, vorrei dipingere la tela che ho in mente.

P. Gauguin

Per fortuna fallisce e precariamente guarito riparte  alla volta di Hiva Oa, nelle isole Marchesi, dove realizza le sue opere più moderne e ricche di bellezza, caratterizzate da un’avvolgente sensazione di trovata serenità.

Paul Gauguin Otahi, sola 1893 Collezione privata, Parigi Photo commons.wikipedia.org

E’ attratto dalla purezza e dalla naturale sensualità e dolcezza delle donne indigene, ormai suo soggetto preferito. Mescola le retrograde concezioni europee cattoliche ai miti e alle leggende spirituali di queste isole, dando vita ad una tra le più simboliche opere di quest’ultimo periodo,  La nascita di Cristo, figlio di Dio o Natività.

Natività, o Nascita di Cristo, figlio di Dio 1896 di Paul Gauguin Neue Pinakothek, Monaco di Baviera Photo wikipedia.org

La Madonna è rappresentata da una giovane donna indigena sdraiata su un normalissimo letto giallo, coccolata da un gattino bianco e aiutata da due donne che cullano Cristo appena nato. Colpisce l’assoluta mancanza di figure maschili, è un momento completamente volto al femminile, colorato e usuale ma, allo stesso tempo, straordinario.

Donne di Tahiti, 1891 Paul Gauguin Museo d’Orsay, Parigi Photo wikipedia.org

Fiori, colori accesi e natura selvaggia simboleggiano la sua isola che non c’è. Scrive due libri in cui sente il bisogno di spiegare la sua concezione dell’arte, descrivendo la sua pittura e spiegando come osservarla. Pagine in cui critica la Chiesa e le società moderne, rilascia il suo cinismo e svela alcune delle risposte tanto cercate dall’uomo.

 

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Paul Gauguin 1897 al Museum of Fine Arts di Boston Photo wikipedia.org

La sua vita si placa definitivamente l’ 8 maggio 1903, malato di sifilide e con problemi di cuore si spegne in carcere, dove sta scontando una condanna  per aver reagito ai coloni francesi a favore degli indigeni. Viene seppellito nel cimitero cattolico in cima ad una collina da cui si osserva la baia ed il mare, avvolto dal profumo dei fiori di frangipane e dal silenzio.

Paul Gauguin fu l’inconsapevole precursore dell’arte moderna. Un uomo indomito, introverso ed inquieto sempre  in viaggio e sempre da solo. La sua unica vera compagna fu una valigia gremita di colori,  pennelli ed immaginazione. La stessa immaginazione necessaria per vedere chiaramente  la rotta verso l’isola che non c’è, quella che parte dalla seconda stella a destra e poi dritto fino alla luce del mattino.


Bibliografia:

Noa Noa Paul Gauguin Passigli, 2000

L’opera completa di Gauguin, G.M.Sugana. Editore: Rizzoli (1972)

La musa d’oltremare.Esotismo eprimitivismo dell’artecontemporanea di Maria Grazia Messina, Storia dell’arte Einaudi 1993

Prima e dopo, Paul Gauguin traduzione di Chiara Cartia 2014 Castelvecchi


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