“Mi chiamo Arte, anzi voi mi chiamate Arte.
Ma mi avete offesa, vilipesa, menomata, trascurata, gettata, dimenticata.
Sono stata violata da mani irrispettose e incuranti di storia e cultura, di tradizione e memoria. Adesso grido il mio dolore, chiedo la vostra attenzione. Fermatevi!
Risorgerò più bella e potente di prima perché solo l’Arte e la Bellezza salveranno il mondo.”
(Giusy Baffi)
In questo tempo in cui proviamo a destreggiarci tra realtà e finzione, c’è una costante nella mente dell’uomo che ritorna ad essere un suo ancoraggio necessario: il simbolo.
Testo di Cristiana Zamboni foto di Giusy Baffi
Tutta la storia umana è costellata di simboli in cui, celati o no, si preservano tutti i segreti dall’antichità ad oggi. Allegorie disposte a caso sulla strada dell’uomo verso il progresso e mettere in fila, attimo dopo attimo, alcuni dei fotogrammi più significativi di Giusy Baffi, ci svela come la memoria accusi l’uomo moderno di tutti i suoi errori.
Fermatevi! Gargouille medioevale – ©photobygiusybaffi
“Il simbolo non è né allegoria né segno ma l’immagine di un contenuto che per la massima parte trascende la coscienza.”
Carl Gustav Jung
Concordi o meno, la memoria è ciò che rimane del passato assumendo, essa stessa, le sembianze di un simbolo.
Geroglifici in cui ritroviamo l’essere ideale a cui ambivano gli antichi greci, i grandi statisti che volevano rivoluzionare il mondo, gli idealisti che lo avrebbero ripulito restituendogli la sua naturale purezza d’aria e gli architetti del progresso che, protesi nello sforzo di rendere la vita dell’uomo sempre più elevata fino a toccare i confini con il paradiso, oggi si ritrovano persi, inutile non accettarlo, in un vuoto senza limiti in cui si è smarrita l’infinita storia dell’umanità.
“Un simbolo può dirsi vivo solo quando è, anche per chi l’osserva, l’espressione migliore e più alta possibile di qualcosa di presentito e non ancora conosciuto. Solo cosi… esso giunge a generare e promuovere la vita.“
Carl Gustav Jung
Possiamo provare ad indicizzare gli scritti di autorevoli letterati che, in tempi da sempre sospetti, hanno denunciato l’uomo moderno di specchiarsi in un’estetica senza canoni ed avvolta in troppa plastica. Illusioni create in serie e riprodotte con lo stesso numero di brevetto, indifferenti alle caratteristiche tecniche che, ovviamente, sono diverse per ogni individuo.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”
Umberto Eco
L’uomo si perde, in ogni epopea della storia, sempre e ciclicamente negli stessi errori quasi da sembrare più affettuosamente attaccato alla parte peggiore di sé, tralasciando l’inevitabile stupore per ciò che, nonostante tutto, è riuscito a creare.
La fotografia moderna lo simboleggia e lo denuncia in un silenzio urlante attraverso la capacità di vedere nella ormai rara, sensibilità di alcuni.
Il vero pregio delle foto di Giusy Baffi è fissato nei suoi scatti senza colore e senza confine. Attimi che riportano ad un passato andato e lasciato alla mercé del tempo, della muffa e dell’incauta considerazione dell’uomo; soggetti senza filtri e senza restauri, abbandonati in qualche angolo dimenticato perfino da Dio.
Foto che già ad un primo sguardo veloce sembrano solleticare il nostro daimon che, in tutta fretta, si presta a risvegliare la nostra congenita e remota memoria.
Siamo stati grandi e le mani di alcuni uomini di cui nemmeno si ricorda il nome, ci hanno lasciato l’abile segno per non dimenticarlo mai.
Ma il progresso è quella diabolica e necessaria macchina che tutto si trascina dietro e, come in tutti i popoli che finalmente abbattono il loro oppressore, la vittima prescelta rimane tutto ciò che, simbolicamente, lo ricorda.
Fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.
Henri Cartier-Bresson
Il progetto di Giusy Baffi si allinea e richiama istantaneamente all’arte di Igor Mitoraj, in cui le sue opere, si trasmutano da semplice ferro e bronzo, in monito per chi ha la necessaria sensibilità e coraggio di guardarsi da arcaico a contemporaneo, senza omettere mai nemmeno la più piccola parte di verità, perfino quella più scomoda.
Ed è nel silenzio di un immagine che ferma il tempo, elude lo spazio e riunisce tutte le dimensioni temporali, che si trova quella scomoda realtà che mette in luce l’errore umano nel far uso del progresso.
“Ho la nostalgia di qualcosa di molto bello, di molto semplice, una sorta di paradiso perduto; ho bisogno di una certa bellezza, questa mi fa vivere.”
Igor Mitoraj
Un progresso che ha reso possibile la morte manifesta di una bellezza contemporanea, lasciando libertà di movimento ad un linguaggio criptico, elitario che, per lo più, allontana chi guarda, conscio solo della tremenda sensazione di solitudine che può asservire chi si sente inadeguato davanti a ciò che non comprende.
“La vera Bellezza ferisce. La vera Bellezza mette a disagio, è qualcosa che fa male; ma non per quello bisogna evitarla, anzi. Siamo un po’ tutti masochisti, in fondo, e l’atto più bello del masochismo è amare la Bellezza. Un sadico non può, amare la Bellezza.“
Mustafa Sabbagh
Nell’auspicabile silenzio a cui l’uomo può ambire, nella memoria che nell’intimo può provare a scovare e nell’umile sua enunciazione di aver bisogno dell’aiuto di qualcuno capace di rendere visibile ciò che si preferisce nascondere, che subentrano doverosi fermo – immagine di Giusy Baffi a supportare la celata onestà fuori moda dell’essere uomo.
Luogo per eccellenza in cui la memoria preferisce cullarsi nell’attesa che la sua naturale grandezza e bellezza possano tornare e risvegliare il daimon dell’umanità.
La storia, il sapere e l’arte, sono le uniche prove tangibili di quando il vero progresso ha avuto voce in capitolo nel rendere grande l’umanità e di come ancora l’oracolo di un qualche dio disperso, possa presagire positivamente per la continuità della vita umana.
“Per mettersi in viaggio c’è bisogno della nostalgia di qualcosa.”
Susanna Tamaro
Una continuità che ha bisogno di attingere il suo genio nella forza della storia e della nostalgia e nella consapevolezza di una certa mancanza di sapienza necessaria per discernere la verità contemporanea.
Il tutto è facilmente raggiungibile grazie ai soggetti di Giusy Baffi che riportano ad un tempo distante oramai in balia di ragnatele e polvere, ma in cui vi è tutto il confortante colore che la memoria è lì dormiente, in attesa di un coraggioso cavaliere che sappia e voglia risvegliarla.
“L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.”
Pablo Picasso
Come le opere di Mitoraj, cosi le immagini scattate da Giusy, non svicolano la realtà bensì l’aiutano a riemergere in tutta la sua bellezza.
Una bellezza che, seppur amputata e travolta dalle passate avanguardie, sopravvive per dimostrare la forza del progresso dell’intelletto e del talento umano.
L’uomo ha ancora la possibilità di vincere la sua causa contro la memoria che lo vuole incapace promulgatore di un vera evoluzione e mutilatore di antichi ideali, chiamando al banco dei testimoni chi, ancora, ha l’umiltà di non ritenere l’umano prodotto passato un oggetto da esiliare tra inutili ricordi in soffitta. La storia può far paura, può indebolire le coscienze contemporanee e metterle in difficoltà, ma non si deve mai dimenticare che l’ultima arringa spetta sempre alla difesa.
Una difesa che, se attuata in fretta e nella libertà della propria consapevolezza, approda all’immediato spirito delle foto di Giusy. Amuleti necessari per risvegliare l’onesto pensiero che può solo aiutare l’uomo a vincere tutte le sue battaglie, senza nascondersi e senza omettere la verità.
Senza lasciare al progresso la possibilità di cancellare la memoria ma, anzi, diventarne orgoglioso sponsor, così che la bellezza possa ritornare ad esser l’eterna icona di ciò che siamo sempre stati.
“Certo, chi combatte può morire… chi fugge resta vivo, almeno per un po’… Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso… siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita ma non ci toglieranno mai la libertà!”
Braveheart
E’ con estremo piacere che vi presento Giusy Baffi. Una donna unica, capace, estremamente intelligente e umile, seppur abbia avuto una vita da copertina. La sua risata è contaggiosa ed avvolta sempre da una classe inconfondibile al servizio della sua immensa ironia e grande sensibilità. E tutte le sue foto lo dimostrano.