Il bacio è ciò che più rappresenta nell’immaginario collettivo, la passione e l’amore. Ma i significati che nasconde sono molteplici. Per i massoni del Risorgimento italiano fu l’allegoria per incitare il popolo a combattere per la libertà e con la discrezione dovuta dopo il Congresso di Vienna, Francesco Hayez, trasforma il bacio nell’apostrofo azzurro tra guerra e libertà.
Di Cristiana Zamboni
Vi sono opere d’arte che, attraverso codici e simboli, narrano di grandi guerre che si consumarono per la libertà del nostro paese. Raccontano di uomini e donne che si adoperarono in segreto per la riconquista della propria terra. Francesco Hayez , nella sua opera Il bacio, lo racconta attraverso un linguaggio segreto e trasformando il bacio in un apostrofo azzurro tra guerra e libertà.
“Già vivo al guardo la tua man pingea un che in nébbia m’apparve all’intelletto: altra or fugace e senza forme idea timida accede all’alto tuo concetto: lieto l’accogli, e un immortai ne crea di meraviglia e di pietade oggetto; mentre aver sol potea dal verso mio pochi giorni di spregio, e poi l’obblio.”
A. Manzoni, Al signor Francesco Hayez, 1822.
Con il Congresso di Vienna l’Italia viene considerata solo una mera espressione geografica senza un vero e proprio valore politico e il dominio degli Asburgo d’Austria la suddivide in vari stati sotto il loro diretto o indiretto comando.
“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta! Uniamoci, amiamoci, l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore.“
Goffredo Mameli
Erroneamente però, non tengono conto della dignità morale del popolo italiano, così nascono le società segrete come la Carboneria e la Giovine Italia con lo specifico compito di contrastare il potere austriaco. Nonostante non vi fu vittoria, quest’epoca viene ancora ricordata per la fondamentale affermazione di un popolo unito da un forte sentimento nazionale di libertà.
Malgrado la sconfitta nella prima guerra d’Indipendenza, l’Italia scorge la possibilità di unire il paese a partire dal 1859 grazie agli accordi tra Camillo Benso Conte di Cavour e Napoleone III, così passando per la seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille, il Regno d’Italia verrà proclamato nel 1861.
In questo contesto storico, Francesco Hayez, dipinge la sua prima ed originale versione de Il bacio.
Hayez segna nientemeno che la linea di divisione che separa la scuola antica dalla moderna. Con Sabatelli e con Palagi finisce quella scuola che, per consuetudine, si chiamò classica; con Hayez invece comincia quell’altra scuola che, col più arbitrario dei vocaboli. si chiamò romantica.
Giuseppe Rovani
L’opera nasce nel 1859 e racconta la speranza italiana dal Congresso di Vienna, tra il 1814 ed 1815 in poi con le relative conseguenze.
Francesco Hayez nasce a Venezia il 10 febbraio del 1791 e muore a Milano il 21 Dicembre del 1881. Ha umili origini e, dopo la morte del padre, la madre lo affida ad uno zio antiquario, esperto e collezionista d’arte. Intuite le capacità artistiche del giovane Hayez, lo inizia al restauro delle opere antiche. Amante della pittura andrà a bottega da Francesco Magiotto e frequenta i corsi di pittura alla Nuova Accademia di Belle Arti di Venezia.
A diciotto anni vince un concorso indetto proprio dall’Accademia di Venezia e si trasferisce a Roma dove incontra Antonio Canova che ne diventa maestro e mentore.
“I ritratti di Hayez sono acuti, ben impostati, trattati con una finezza d’analisi psicologica che si estrinseca in una finezza attenta di passaggi chiaroscurali: precisi, ma senza durezze lineari o stacchi bruschi di colore.“
A. M. Brizio
Diviene ben presto una figura di spicco della pittura romana dell’epoca, vince numerosi premi ed è richiestissimo per i ritratti. Di contro però, è un uomo dalla vita sregolata, di giorno lavora in studio e la notte partecipa a feste, intervallando il suo tempo con intrecci amorosi alquanto volitivi e pericolosi, infatti ha una storia con una donna sposata fino a quando il marito non lo aggredisce.
“Dirò che chi mi vedeva allo studio e poi in compagnia avrebbe trovato due uomini ben diversi”.
Francesco Hayez
Consigliato proprio da Canova, lascia Roma per un po’ e si trasferisce a Napoli per arrivare nel 1818 a Milano. Ormai è un pittore affermato, con un atteggiamento radicalmente diverso verso la vita ed il lavoro e si riconosce nelle figura del classico artista impegnato. Conosce Alessandro Manzoni ed entra a far parte del Romanticismo storico italiano.
In questo periodo produce le sue opere più importanti con uno stile pittorico che rasenta la perfezione.
Nasce in questo periodo la prima versione della sua opera allegorica più significante Il bacio. E’ il 1859, pochi mesi dopo l’ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano, l’opera viene commissionata da Alfonso Maria Visconti ed esposta per la prima volta all’ Accademia di Brera il 9 Settembre del 1859. Il titolo con cui viene presentata è Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV.
Il simbolismo è quasi sempre stato insito nella maggior parte delle opere nella storia dell’arte, ma con Hayez diviene un vero e proprio alfabeto usato dalle società segrete per comunicare fra loro e con il popolo. Attraverso le immagini vengono inviati messaggi nascosti come, ad esempio, il colore principalmente usato poteva identificare un determinato stato, trasformando così l’arte in una forma di propaganda nascosta e subliminale incomprensibile alle autorità.
L’opera Il bacio ne è l’emblema, rappresenta solo una coppia di giovani amanti che si bacia appassionatamente e con trasporto, ma lui un giovane soldato volontario e lei la sua amata.
Un bacio che nasconde il racconto più importante della storia dell’Unità d’Italia, profuma di promessa solenne. Di lascito e tenerezza. Di speranza nel futuro e grandezza eterna. L’azzurro del vestito di lei simboleggia la Francia, il verde del mantello e la calzamaglia rossa di lui, l’Italia, stretti in un abbraccio, sinonimo dell’incontro fra le due nazioni alleate per liberare il Regno Lombardo Veneto dagli Austriaci, siglato con un bacio. A far da cornice un paesaggio medioevale, malinconico e lontano.
Il sentimento sociale si fonde con quello personale e l’uomo ed il suo paese diventano un’unica sostanza. L’impegno politico è messo in pratica come principio d’identificazione a sostegno della libertà individuale e sociale e la donna diviene simbolo di terra natia, sottolineando come il ruolo femminile nel Risorgimento sia stato fondamentale anche se subordinato.
Furono moltissime le donne che parteciparono direttamente ed attivamente alle lotte e alle cospirazioni arrivando ad abbracciare le armi. Si pensi ad Anita Garibaldi, Cristina Trivulzio di Belgioioso che guidò la Divisione Belgioioso formata da 200 volontari, tutti da lei reclutati e portati a Milano. Una dona impegnata come infermiera negli ospedali da campo che creò il gruppo delle infermiere laiche in cui tutte erano accettate, dalle prostitute alle nobildonne.
Fondarono scuole, asili, rifugi per orfani. Preoccupate di risolvere i problemi sociali e di lavoro che il periodo implicava e spesso reclutate come spie proprio per la loro lontananza dalle questioni politiche.
Hayez riprende i due temi significativi della poetica romantica: il contrasto tra le costrizioni sociali e la libertà del sentimento individuale e l’eterno legame tra amore e morte.
Nella vita d’ognuno c’è sempre un bacio che non si dimentica.
Colazione da Tiffany, 1961
La scena è parte di una realtà possibile e scevra di inutili dettagli proprio per rafforzarne la drammaticità, attirando l’attenzione solo sui protagonisti.
Colpisce subito la forte passione che unisce i due amanti ed il trasporto verso il desiderato amore che solo la paura della morte fa erompere, l’artista abilmente ricrea il sentimento provocato da un legame unico ed irripetibile avvolto nel silenzio.
Il fascino dell’opera è impreziosito dallo stile medioevaleggiante dell’immagine dove i volti sono nascosti nell’ombra del bacio. La mano di lei sulla spalla di lui a sostenersi e sostenerlo e le mani di lui le afferrano il viso e la nuca, quasi a trattenerla, esprimendole tutto il suo vero amore.
Di quest’opera se ne conoscono sicure quattro versioni. Ma sappiamo che, a partire dall’opera L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta del 1823, il tema del bacio fu per Hayez una costante certa.
Dopo Il Bacio del 1859, la versione più conosciuta, lo storico dell’arte Sergio Coradeschi ne cita altre tre. La versione Mylius, del 1861, commissionata e dipinta per Federico Mylius, imprenditore svizzero, dove il vestito di lei diventa bianco. Poi vi è la versione del 1867 in cui ritorna l’abito color azzurro ma impreziosita da un velo bianco sui primi gradini della scalinata, probabilmente caduto nell’atto di baciarsi, opera in cui cambia lievemente anche l’ambientazione. Probabilmente fu la versione a cui Hayez era più affezionato in quanto rimase di sua proprietà fino alla morte.
Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.
William Shakespeare
Si parla di ulteriori altre due versioni, entrambe omaggio dell’artista alle sue amanti più note, Adele Appiani e Carolina Zucchi.
Il bacio di Hayez non fu solo ispirazione per lui, anche il cinema attinse dall’opera e Luchino Visconti riprese la scena per il suo unico film neorealista intitolato Senso.
Nel silenzio di un’opera d’arte, la storia si cela e si racconta. Si nascondo le parole ed i sentimenti espressi da Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis e nelle note della canzone Addio mia bella, addio scritta nel 1848 da Alberto Bosi. Un’omaggio alla libertà ed alla dignità patriottica di un popolo unito nel profondo, dove si racconta l’amore per la vita e per un paese da difendere a costo della morte.
Fino a tanto che il fuoco sacro dell’amor di patria si conserva, una nazione è libera, attiva e potente.
Louis Philippe de Ségur
Un’opera d’arte è questo, è emozione, storia, ideale ed immaginazione, il tutto concentrato per non perder la memoria ed imparare il valore della conoscenza e della vita, anche di quella che tutti i volontari uomini e donne, in egual misura, hanno speso per la libertà e la dignità del nostro paese.
Il tesoro di una nazione è la sua onestà.
Ezra Pound
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