Leonora Carrington, la sposa del vento di Ernst

Il sogno è da sempre parte viva della vita dell’uomo. Un luogo senza limiti e confini in cui poter esprimere la propria essenza. Un mondo alternativo dove cercarsi, scoprirsi ed avere quell’arcaica possibilità di esistere ed amare. Senza retorica, condizionamenti e regole. Un luogo dove inconscio e fantasia si vestono di realtà coesistendo nello stesso tempo in totale armonia. La stessa armonia tanto scavata e ricercata da Leonora Carrington , una delle più rappresentative artiste femminili del movimento del surrealismo. Nonchè musa e sposa del vento di Max Ernst.

Di Cristiana Zamboni

Nella storia ci sono vite definite ribelli e folli solo perchè non riescono ad addomesticarsi alle collettive e limitanti regole di cui, spesso, è impossibile percepirne anche solo il senso. Esattamente come non riescono ad impostare il loro modo di amare seguendo i dettami che il ceto sociale e la società impone. Vite in cui l’unica via d’uscita è il delirio di un amore deferente che, se assunto nella giusta dose quotidiana, genera la doverosa forza per proseguire e combattere la realtà.

Un amore che appare più una battuta di caccia al servizio di ego altalenanti che sfruttano l’ammirazione femminile e la possibilità di un’agognata referenza alla loro intelligenza e talento, per poter cambiare le regole del viver sociale. Un gioco inizialmente seduttivo ed emozionante che alla fine, si trasforma in una fuga nei labirinti più profondi ed impervi della mente, capaci di schiacciare qualsiasi volontà di vivere nella realtà.

“E trovo un po’ buffo, trovo un po’ triste che i sogni in cui sto morendo siano i più belli che abbia mai fatto.” Mad World, Gary Jules

Autoritratto Leonora Carrington 1937-1938
Autoritratto Leonora Carrington 1937-1938

Ecco che l’amore si trasforma in un’opera complessa e distruttiva in cui la solitudine e la sensazione di abbandono cullano e tormentano, fino ad assumere le strane sembianze di un mondo irreale, sospeso ed abitato da esseri non proprio concilianti che attuano una forma di violenza inconsciamente autoinflitta che provoca un dolore ancora più acuto e forte, tanto da riuscire a silenziare la privazione dell’affettività.

Essere donna non è semplice e non è affatto consolatorio che, sfogliando la storia, non lo sia mai stato e poco importa quanto sia il talento, la capacità, la bellezza e l’intelligenza espressa, anzi il più delle volte virtù si trasformano in armi a doppio taglio che feriscono solo chi le possiede.

“Leonora era un misto di furore italiano, eleganza scandalosa, capriccio e passione“ Max Ernst

Leonora Carrington è una delle tante vite ricche di fascino, intelletto e talento si trasforma in una nota dello scrittore nell’ultima pagina del grande libro della storia dell’arte.

“Non era bellissima, non c’era in lei un equilibrio delle parti. Aveva la criniera di una leonessa, il cervello di un uomo, il busto di una donna, il torso di un fanciullo, la grazia di un angelo, la lingua del diavolo.” J. Levy

Leonora Carrington (1917-2011)
Leonora Carrington (1917-2011)

 

 

Leonora Carrington nasce il 6 aprile 1917 a Clayton Green. Suo padre, un ricco industriale, è totalmente incapace di comprendere chi sia realmente sua figlia e non concepisce nemmeno l’idea che possa esistere l’arte, e sua madre è una donna attaccata alla cultura del suo paese natio, immersa in favole ancestrali. La piccola Leonora viene cullata e cresciuta al suono delle leggende celtiche raccontate dalla governante che si mescolano alle letture gotiche e macabre consigliate dal padre.

“Scrivere, dipingere sono per me strumenti per viaggiare; anche se non sempre so dove sto andando o cosa questo viaggi significati.” L. Carrington

Molto piccola ama passare il tempo disegnando, a soli otto anni inizia a scrivere le sue prime poesie ed i suoi primi racconti miscelando la sua routine con le fiabe ascoltate prima di addormentarsi. Frequenta le migliori scuole cattoliche e riceve un’educazione attenta e rigorosamente legata al bon-ton che la sua classe sociale richiede alle giovani donne, lasciando passare inosservata la sua dislessia.

“Io ero il Sole, la Luna, l’androgino […] ero l’unione dell’Uomo e della Donna, di Dio e del Cosmo.“ L. Carrington 1943

Ben presto comprende quale sia il suo posto nel mondo ed impara a memoria i confini entro i quali le è permesso galoppare liberamente così da poterli scavalcare ogniqualvolta le sia possibile, incurante delle gravi conseguenze. Un’anima libera e lucidamente rivoluzionaria è quella incarnata dalla giovane Leonora tanto che a quindici anni, contro il volere del padre che riteneva l’arte un’attività inetta, si traferisce a Firenze e studia presso l’Accademia di Miss Penrose.

 La donna è la naturale conduttrice di elettricità mentale. Arcano 17, André Breton 

Je ne vois pas ( une femme) dans la forêt. René Magritte Collage pubblicato sulla rivista La Révolution Surréaliste 1929

 

Rientrata in Inghliterra si trasferisce a Londra e frequenta la Chelsea School of Art. Vive in un lussuoso albergo con un’amica e crea la sua prima opera significativa, il Ritratto di Joan Powell, un fermo immagine in cui tutto il suo giovane istinto femminista assume le fattezza di una ragazza che trattiene tra le labbra una sigaretta ed osserva lo mentre lo spettatore legge Les Enfants terribles di Cocteau.

“L’istinto di quasi tutte le società è di rinchiudere chiunque sia davvero libero. Per prima cosa, la società inizia col cercare di picchiarti. Se questo fallisce, cerca di avvelearti. Se anche questo fallisce, finiscono col caricarti di onori. J. Cocteau

Leonora rappresenta se stessa, giovane, sicura ed ambiziosa mentre fissa e sfida con sdegno, l’ipocrisia che la circonda. Interessata più alla ricerca di sé e del sapere, convinta sia il solo fabbisogno necessario per disporre che della libertà e dell’indipendenza.

“Dicono che non stia bene che le ragazze facciano le stesse cose che fanno i ragazzi. Non è giusto. [..]Sono l’unica di quattro figli a dover esercitarsi al pianoforte per ore, a doversi lavare più volte al giorno, ea dover dire “grazie” per ogni stupidaggine.” L. Carrington

Deux enfants sont menacés par un roussignol Max Ernst 1924
Deux enfants sont menacés par un roussignol Max Ernst 1924

 

Nel 1936 durante la prima esposizione dei surrealisti a Londra, conosce alcuni esponenti del movimento e rimane attratta dalle loro opere e dalle loro parole. In quell’occasione sua madre le regala Surrealism, il libro scritto dal critico d’arte Herbert Read, uno degli organizzatori della mostra. In copertina spicca un’immagine che colpisce fortemente la giovane, l’opera Due bambini sono minacciati da un usignolo di Max Ernst del 1924.

 

 

 

 

L’arte si differenzia dalla natura non nella sua forma organica, ma nelle sue origini umane: nel fatto che non è Dio o una macchina che fa un’opera d’arte, ma un individuo. H. Leggi

Leonora ha solo diciannove anni e al suo primo incontro con Ernst, allora quarantaseienne, si ritrova istantaneamente sedotta dal grande potere coinvolgente che lui e la sua voce hanno su di lei, innamorandosene perdutamente. Per l’artista, esponente di spicco dei surrealisti, lei incarna perfettamente l’idea di femme-enfant .

“Questo mondo non è se non molto relativo alla misura del pensiero” e che la verità morale che andiamo cercando appartiene forse alle veggenti “che riconosceremo dai loro capelli sciolti”. Edoardo Varini

Leonora Carrington e Max Ernst a Saint Martin d'Aderdèche nel 1939 foto Lee Miller – Archivio Miller
Leonora Carrington e Max Ernst a Saint Martin d’Aderdèche nel 1939 foto Lee Miller – Archivio Miller

Inizia così l’onirico viaggio di un amore surreale dove i due amanti si compenetrano e si completano nella loro alcova a Saint-Martin-d’Ardèche e la vita quotidiana prende le sembianze di un sogno dove tutto è armonico e possibile e la creatività è l’unica via d’espressione. Ernst dipinge mentre Leonora crea e nell’intervallo in cui si dedica alla cucina, lui legge e completa con le sue immagini che, con una grammatica approssimativa, lei scrive.

Crookhey Hall Leonora Carrington 1947
Crookhey Hall Leonora Carrington 1947

 

“Le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.” R. Magritte

Nel 1937 Leonora pubblica il suo primo racconto La casa della paura  e dipinge una tra le sue opere più importanti Femme et Oiseau. Tela in cui la sua visione di femminilità prende forma e si incarna in un ipnotico cavallo che sembra custodirne il grande ed antico segreto.

Femme et Oiseau Leonora Carrington 1937
Femme et Oiseau Leonora Carrington 1937

Oggettività e sogno sono  un mondo alternativo in cui la realtà non è un divieto ma bensì una luce che penetra equilibrata, diventando simbolo di desideri. Partecipa alle mostre collettive surrealiste a Parigi ea Amsterdam nel 1938 e nel 1939 viene pubblicata la sua prima raccolta di racconti, La Dame ovale corredata dalle illustrazioni di Ernst.

Collage di Max Ernst per il libro "La casa della paura" Leonora Carrigton 1937
Collage di Max Ernst per il libro “La casa della paura” Leonora Carrigton 1937

“Creo immagini con estrema facilità. Talvolta ho l’impressione che mi naturalmente naturalmente, che sorgano spontaneamente da qualche parte. Ma non saprei dire da dove.” L. Carrington 1983

La figura femminile diviene la protagonista principale delle sue storie e delle sue opere, incarnandola ed interpretando tutte le sue emozioni e le sue speranze subliminali.

A quell’immaginazione che non ammetteva limiti, permettiamo appena di esercitarsi. Adesso, secondo le norme di un’utilità arbitraria, essa è incapace di assumere per molto tempo questa funzione inferiore ed intorno ai vent’anni preferisce di solito abbandonare l’uomo al suo destino senza luce. Che più tardi tenti in qualche modo di riprendersi sentendosi a poco a poco mancare ogni ragione di altezza, divenuto incapace di trovarsi all’ di una situazione come l’amore, non ci riuscirà.[…] Cara immaginazione eccezionale che più amo in te è che non perdoni. La sola parola libertà è tutto ciò che ancora mi esalta, la credo atta ad alimentare l’antico fanatismo umano, senza dubbio alla mia sola aspirazione legittima risponde. Manifesto del Surrealismo, André Breton 1924

Corpi e vite trasmutate in una pari ed equilibrata mescolanza tra donna e uomo e tra donna e natura, custodiscono il suo sentimento occulto e diventano portatrici designate del grande mistero in cui magia ed esoterismo sono solo alcuni dei simboli in cui l’intimo umano dovrebbe, con facilità, riconoscersi.

“Il processo della conoscenza non dovendosi più fare, l’intelligenza non essendo più da considerare, solo il sogno lascia all’uomo tutti i suoi diritti alla libertà.” Boiffard, La rivoluzione surrealista

L’impetuoso amore che Leonora prova per Ernst si trasforma sempre più in una silenziosa forma di subordinazione e, nonostante lei si renda perfettamente conto che lui e gli altri esponenti del movimento comunque consapevoli del suo talento tendente a sovrastarla e lasciarla ai margini, lascia che lo stesso destino tocchi a tutte le altre esponenti femminili.

André Breton e gli uomini del gruppo erano molto maschilisti, ci volevano solo come muse folli e sensuali, per divertirli, per soddisfarli. […]Essere una donna surrealista significava, per lo più, preparare la cena per gli uomini surrealisti. L. Carrington 

L’incendio di Giordano Bruno Leonora Carrington 1964 Foto web

Sembra che Leonora non ricordi nemmeno più, oramai preda di questo subordinato sentimento, quanto sia stata insofferente alle ingiuste e contraddittorie regole della società dominata solo dalla figura maschile, vive in balia di questo amore trasformato, nella sua mente, in una delle sue opera più importante. E’ il suo mondo, la sua vita e risponde a delle regole che sono estranee a questa realtà.

“Comincerò dal momento in cui Max fu portato via per essere internato in un campo di concentramento […] non feci altro che vomitare. Lo feci di proposito. […] Speravo di riuscire ad affettare il dolore la disperazione sostituendovi. ” Down Below , L. Carrington 1944

Ritratto di Max Ernst Leonora Carrington 1939
Ritratto di Max Ernst Leonora Carrington 1939

 

Una realtà che presto la guerra le porta via rinchiudendo Ernst in prigione per alcuni mesi, lasciandole solo la possibilità di gustare l’amaro sapore della mancanza, così che, una volta rilasciato e tornato a casa, decide di fissarlo nel suo dipinto più rivelativo, il ritratto a Max Ernst del 1939 , sicura che lì, protetto da un cavallo bianco, lui non potrà più essere rapito.

Ma nel 1940 l’amato viene ricatturato ed imprigionato in un campo di concentramento. Tenta in tutti modi di farlo rilasciare ma senza risultato ea lei non resta che fuggire in Spagna mentre è preda di febbricitanti e crescenti segni di una violenta crisi d’astinenza dal suo amore rubato.

 

 

 

 

 

 

“Questo amore era tanto più bruciante in quanto precedeva la conoscenza dell’amore. Era un malessere vago ed intenso, contro cui non esisteva alcun oggetto, un desiderio casto, senza sesso e senza scopo .” J. Cocteau

 

In Spagna viene internata in un manicomio a Santander dando inizio al suo più grande calvario. Stuprata, in preda a crisi epilettiche indotte coi farmaci e l’isolamento la trascinano verso un mondo sempre più distante dalla realtà in cui il suo delirio onirico diventa l’unica casa che lei abbia mai davvero avuto.

E in effetti le allucinazioni, le illusioni eccetera sono una fonte non trascurabile di godimenti. Anche la sensualità più ordinata ritrova alimento. […]Quanto alle confidenze dei pazzi, passerei la vita a provocarle. Sono persone di scrupolosa onestà, la cui innocenza è pari soltanto alla mia. Il Manifesto del Surrealismo, André Breton 1924

Una volta dimessa, grazie alle insistenze di suo padre che voleva farla ricoverare in una clinica in Sudafrica, Leonora riesce a scappare in Portogallo ed incontra Renato Leduc, un diplomatico e poeta. Contraggono un matrimonio di convenienza e riesce a fuggire a New York.

Il Tempio della parola Leonora Carrington 1954
Il Tempio della parola Leonora Carrington 1954

La sua rinascita è lenta ed inizia tra le parole autobiografiche che fanno carico di portare alla luce la sua drammatica follia e l’inferno del ricovero nel suo libro Down Below pubblicato nel 1944 . Un libro che, nonostante sia fonte di grande sofferenza, diventa la sua unica vera via per dimenticare. Si trasferisce in Messico e divorzia da Leduc, nel 1942 espone a New York e nel 1946 si risponde col fotografo Emerico Imri Weisz.

“Hai l’ingenuità di credere che il passato muoia?” “Sì”, disse Margaret. “Se il presente gli taglia la gola”.
Leonora Carrington

Continua a dipingere e la sua arte si trasforma seguendo di pari passo le vicissitudini della sua vita. Con la gioia della maternità le sue opere si vestono di fecondità celebrando l’originario mistero femminile, intingendo il pennello nelle passate leggende tra i simboli ei colori delle antiche divinità e dei riti magici. L’amicizia con Remedios Varo, altra silenziata esponente del movimento surrealista e compagna di Péret, la diverte e le regala un nuovo spirito creativo portandola a dipinge le sue opere più famose e mature come Baby Giant.

“C’è un momento storico che mi piace. Per esempio la Caduta del Patriarcato, che accadrà nel XXI secolo. ” L. Carrington

Bambino gigante Leonora Carrington 1947
Bambino gigante Leonora Carrington 1947

Sperimenta nuove tecniche ponendo particolare attenzione alla costruzione del disegno. Nel 1948 espone una sua antologia di opere in un’importante galleria di New York e nel 1963 le viene commissionato dal governo Casabella il suo più grande lavoro, un murales per il nuovo museo antropologico di Città del Messico, intitolato El mundo magico de los Mayas .

Un lavoro che le curiosità permetterà di scivolare tra le vecchie culture Maya osservando e vivendo con gli indiani Chiapas, sprigionando tutta la sua verso gli antichi riti impregnati di tradizione, cultura antica e magia riportando nella sua arte tutta se stessa e le leggende ascoltate da bambina .

Il magico mondo dei Maya Leonora Carrington 1964
Il magico mondo dei Maya Leonora Carrington 1964

“Le donne devono riappropriarsi dei propri diritti, inclusi poteriosi che da semper sono stati nostri misteri che nel corso del tempo gli uomini hanno violato, rubato o tolte” L. Carrington 1976

Leonora Carrington fu una tra le figure femminili più rappresentative dell’arte surrealista. Progressista, idealista e sognante rappresentante di un’iconica ed utopica uguaglianza tra gli individui, scarcerati ed assolti da ipocrisie, regole costrittive e pleonastiche. Liberi di mostrarsi in un mondo dove la concordia e la conformità trasformano la realtà creando un nuovo luogo trasparente e dove coltivare l’affezione per se stessi e per gli altri.

Ritratto della defunta signora Partridge Leonora Carrington 1947 Foto web

 

Una donna che riuscì ad uscire dalla gabbia illusoria dei surrealisti come fonte di una moderna concezione di pensiero sociale. Uomini capaci di sedurre col pensiero, le parole e con la loro sete di libertà e modernità giovani donne che, comunque, devono rimanere ancorate alla loro posizione di muse, dedite e composte promotrici dell’antica idea di focolare.

Leonora fu un’artista ribelli che, attraverso la sua fama di accettazione ed accettazione, ha oltrepassato i confini dell’immaginazione rendendola reale. Ha donato alla figura femminile l’ancestrale potere della vita e la capacità, oramai dimenticata, di vedere l’invisibile e di riappropriarsi di un’intelligenza che nasce dalla potenzialità femminea di imparare in fretta, soprattutto dopo un dolore, a rinascere dalle ceneri.

 

 

Una donna artista che ha ricostruito la sua attitudine alla seduzione e l’ha rivolta verso se stessa amandosi, perdonandosi e concedendosi una seconda possibilità. Regalando alle altre donne, la possibilità di guardarsi attraverso la sua arte e porsi come generatrici di un mondo nuovo, paritario e incantato, dove il loro esistere è tangibile, poderoso, dal profumo antico e sempre in evoluzione.

 


Bibliografia:

Leonora Carrington. Il surrealismo al femminile di T.Agnati

Max Ernst ei suoi amici surrealisti a cura di A. Schwarz

Le incantatrici a cura di Francesca Pagani 2013

Leonora Carrington, un viaggio nel Novecento. Dal sogno surrealista alla magia del Messico di Giulia Ingarao, Editore Mimesis. (2014)

l paesaggio totemico tra reale e immaginario. Nell’universo femminile di Leonora Carrington, Leonor Fini, KaySage, Dorothea Tanning, Remedios Varo. Di Alessandra Scappini. Editore Mimesis (2017)

Leonora Carrington: Surrealismo, Alchimia e Arte di Susan L. Aberth


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