Igor Mitoraj: la nostalgia della bellezza dell’arte

Ci sono artisti che non hanno bisogno di grandi introduzioni e l’esposizione di alcune delle loro opere è quanto basta per ritrovare il paradiso perduto. La terra promessa dalla dea Bellezza, ormai deteriorata dalla sovranità del tempo e dall’incuria dell’uomo, popolata da ciclopici e solitari angeli caduti lacerati nel fisico e nell’animo. Creati e plasmati dalle geniali mani dell’artista polacco Igor Mitoraj. Sculture capaci di riportare alla luce l’importanza della storia dell’uomo e delle sue infinite fragilità, causate proprio dalla carestia della facoltà di rimembrare.

Di Cristiana Zamboni

“Posso dire che per me la Bellezza è qualcosa che fa sognare, ma è molto più forte del sogno. E’ un ideale, un miraggio, un enigma.”  Igor Mitoraj

Un’anima sofferente quella di Igor Mitoraj, sempre in viaggio alla ricerca di una stabilità storico – emotiva necessaria all’espressione della sua arte. Un disagio che l’artista trasporta nelle sue enormi sculture insieme  allo shake emozionale vissuto nei suoi viaggi tra l‘avanguardia newyorkese e la classicità dell’antica Grecia, dando vita ad un piccolissimo daimon, voce narrante della nostalgia umana per la bellezza del passato, del presente e del futuro.

“Nella teoria della relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo.” S. Hawking

Piazza dei Miracoli a Pisa è lì da tempi memorabili ma davanti alle opere di Igor Mitoraj esposte nel 2014, anche il declive campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta pareva piegarsi ancora di più per osservare e contemplare da vicino i colossali messaggeri mutilati dal tempo e dalla storia. Imponenti corpi dilaniati distinti da una piccola finestrella sul corpo da cui compare un piccolo daimon.

“Ci sono molti universi e molti mondi, paralleli l’uno all’altro. Mondi come il nostro, in cui l’anima delle persone vive all’interno dei loro corpi. E mondi come il mio, in cui essa ci cammina accanto, com un animale spirito che chiamiamo daimon.”

 La bussola d’oro

Igor Mitoraj nasce a Oederan il 26 Marzo 1944 e muore a Parigi il 06 Ottobre 2014. Sono passati pochi anni dalla sua morte ed il suo mito cresce senza fine, esattamente come gli eroi dell’antica grecia sono cresciuti ed arrivati a noi. E la sua arte  li rende immortali profeti delle fragilità umane che il tempo non cancella ma, esalta.

“La mia arte è, evidentemente, l’espressione artistica di un certo malessere, di un’emozione, di una protezione, che lascia la porta aperta all’immaginario; non è che un trampolino per l’al di là.” I. Mitoraj

Igor Mitoraj Photo Tuscanypeople
Igor Mitoraj Photo www.Tuscanypeople.com

Inizia a studiare pittura a Cracovia sotto l’attenta guida del grande artista, regista e scenografo Tadeusz Kantor, da cui non si distaccherà mai del tutto. La sua prima mostra personale è nel 1967 in Polonia, alla Galleria Krzysztofory.  Poco dopo si trasferisce a Parigi, dove prosegue i suoi studi artistici presso l’ Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts.

Scopre la storia della cultura antico-latina e per un anno viaggia per il Messico approfondendo i suoi studi.

“Si potrebbe dire che Mitoraj rende credibile il classicismo presentandolo come una verità devastata: il momento del geometrico, illogico nelle sue figure, ne è epitome. Si può anche dire che le sue opere sono tanto dei modernissimi “oggetti inquieti”, nel senso dato al termine da Harold Rosenberg – “oggetti d’arte… privi di una sicura identità classica” –, quanto oggetti inquieti classici privi di una sicura identità moderna. Sono straordinarie “formazioni di compromesso”: sogni che esprimono un desiderio di integrità e interezza classiche deformato dall’apparente impossibilità d’interezza e dalla realtà della disgregazione interiore della modernità. ”

Donald Kuspit, L’integrità classica nella condizione della moderna perdita dell’integrità.

Tornato a Parigi, nel 1974,  si dedica quasi completamente alla scultura. Espone alla Galleria  La Hune. Il grande successo ottenuto e gli ottimi riconoscimenti di pubblico e critica proprio per le sue nuove sculture d’impronta classica, accrescono la sua stima come artista portandolo ad occuparsi solo di scultura nel suo nuovo studio a Parigi.

Nel 1979 si trasferisce a Pietrasanta, allora città di punta per gli scultori. Conosce il marmo ed inizia ad alternarlo al suo materiale favorito, il bronzo e nel 1983 decide, definitivamente, di aprirvi uno studio.
Le sue sculture sono conosciute ed esposte in tutto il mondo ma è particolarmente apprezzato in Europa e negli Stati Uniti. Si possono visitare presso la Dèfense di Parigi, gli Uffizi a Firenze e a Roma ha scolpito, per i Musei Vaticani, un‘ Annunciazione.

The New York academy of art- Catalogo della mostra di Igor Mitoraj Sculptures 1988 photo web
The New York academy of art- Copertina del Catalogo della mostra di Igor Mitoraj Sculptures 1988

Nel 1989, espone al New York Academy of Art portando il suo successo a livello internazionale. Nel 2005 la Polonia gli conferisce la Medaglia d’oro per meriti culturali.

“Se pensassi di aver realizzato una scultura perfetta, mi ucciderei il giorno dopo.” I. Mitoraj  da “Mitoraj, scultore «imperfetto»” di Maurizio Cecchetti)

La sua arte non è una ripresa dell’arte classica come fu per Canova. Non consegna all’osservatore una placidità d’immagini od una bellezza esemplare atta a rasserenare e confermare la grandezza umana. Al contrario, attraverso la maestosità dei suoi prodi fisicamente perfetti ma frammentati dal tempo e dalle poche certezze, diventa un’esaltazione delle fragilità umane di fronte all’evolversi della storia. Si trasmuta in Oracolo che non enuncia risposte ma si dichiara genitrice impavida di interrogativi e precarietà. Un’arte dispensatrice di solitudine e riflessione interiore sull’implacabile bisogno d’amore del genere umano.
Igor Mitoraj a Pompei Photo ANSA
Igor Mitoraj a Pompei Photo ANSA

“Mitoraj s’è sempre mosso per consegnare al nostro tempo le truppe di resistenza e d’assalto di ciò che il nostro tempo soprattutto desidera pur mostrando di non saperlo poi raggiungere: cioè, il valore morale, etico, religioso, se non addirittura teologico, della bellezza. È stato proprio continuando a battere su questo bisogno, e a battere con la paziente e pervicace costanza con cui gli antichi fabbri percuotevano il ferro, che Mitoraj ha, per dir così, scoperto più da vicino di che dolore, di che “lagrime e sangue” tale bellezza non può non “grondare.” 

Giovanni Testori,  Appunti sulle ultime opere di Mitoraj, in Igor Mitoraj – Fabbri Editori, 1991.

Le sue sculture sembrano più un’abile scoperta archeologica che riporta in vita una fragilità che, a tutti i costi, si vuol tralasciare e nascondere. Rappresenta personaggi mitologici da Icaro ad Afrodite, da Eros ai Centauri donandogli, attraverso le lacerazioni, un maggior mistero. Un rebus eterno ma non invincibile che il tempo stravolge rendendoli effimeri e sgretolandoli. Eroi abbandonati, gettati nel dimenticatoio insieme alla loro immortale bellezza. Una nostalgica ed obliata bellezza che solo la sollecita, parsimoniosa e rispettosa cura del patrimonio artistico può riportare alla luce.

Volto di Gigante, Igor Mitoraj, Valle dei Templi Photo gigart.altervista.org
Volto di Gigante, Igor Mitoraj, Valle dei Templi Photo www.gigart.altervista.org

 

Del resto, noi umani, abbiamo oramai compreso che il tempo frammenta i ricordi, le sensazioni e l’importanza del passato. Placa il dolore e calma la rabbia. A lui tutto si piega e si spezza. E la storia con i suoi moti di lealtà, con le sue battaglie per la conquista del mondo, con i suoi cadaveri innocenti o colpevoli, non ne è esente.

“Ho la nostalgia di qualcosa di molto bello, di molto semplice, una sorta di paradiso perduto. Ho bisogno di una certa bellezza, quella mi fa vivere.”

  I. Mitoraj

La critica lo definisce un gigante della scultura, fortemente cristallizzato alla tradizione classica senza divenirne, però, portatore di una rinascita. Con un’estrema semplicità ed essenzialità di segno, le sue sculture stravolgono il passato per contemporaneizzarlo fino a renderlo perturbato ed a tratti infausto.

Opera di Igor Mitoraj esposta a Pisa Photo TuscanyPeople Web
Opera di Igor Mitoraj esposta a Pisa Photo www.TuscanyPeople.com

La stessa anima che Canova aveva tolto dalle sue sculture per esaltarne l’incanto, Mitoraj la ritrae in primo piano sul corpo di alcune delle sue opere più famose. Piccoli daimon che si affacciano da minuscole aperture, piccole vie di fuga dalla contemporaneità, intagliate in punti strategici del corpo che li contiene. Immobili ad osservare l’orizzonte del divenire valutando la possibilità di ricostruire un futuro più lontano e distinguibile solo attraverso l’occhio dell’anima, solo attraverso i daimon.  Spiriti che narrano alla mente l’importanza di certi valori persi, esternano il pensiero più profondo e consigliano l’uomo ad ascoltare la propria ragione ed i propri sentimenti. Uomini completi possibili solo se eliminano la tendenza ad una visione di sé superiore ed irreale.

“Si dovrebbe insegnare a guardare e sentire l’arte. Platone diceva che la bellezza non va guardata con gli occhi ma con il terzo occhio, che è quello dell’anima. L’arte non può essere solo estetica, perché le forme che si rifanno solo ai canoni estetici non lasciano nulla. Un’opera d’arte riflette quello che ognuno ha dentro di se, ci rimanda l’immagine o il desiderio più intimo.” I. Mitoraj

In quel piccolo diamon e nella sua capacità di vedere oltre, si racchiude tutto il fondamento dell’arte di Igor Mitoraj. L’essenza del contemporaneo viene spodestata del suo potere e resa semplice e per questo capace d‘andare oltre all’umano che la contiene.

Opera di Igor Mitoraj in Piazza del Carmine a Milano
Opera di Igor Mitoraj in Piazza del Carmine a Milano photo ©cristianazamboni.it

In ogni sua opera si racchiude la contraddizione umana. La totale mancanza di fede e di discernimento del vero si incorporano con la quasi totale assenza di certezze e la voglia di distruggere quelle poche rimaste. La superficialità e la mancanza d’attenzione al bello, se questo non deriva dall’umano stesso che guarda, porta la civiltà contemporanea alla continua ricerca di ciò che non esiste, scordando ciò che si è stati e che si è.

Le sculture di Igor Mitoraj permangono nel profondo, nel diamon di chi ha avuto il coraggio di scivolare, con la propria storia personale, attraverso quei tagli e passeggiare nel vuoto dei loro immensi corpi. Ascoltare l’eco dei  passi del tempo mentre il soffiare del suo vento esplora e racconta il suo passare.  Sedersi ad ascoltare il proprio diamon narrare storie di antiche battaglie ed uomini mitologici pervasi dall’onore, dall’ideale e dalla bramosia per l’immortalità.


Note biografiche sull’autrice

Cristiana è nata a Milano il 25 giugno 1969, frequenta il liceo artistico di Bergamo, si diploma nel 1987, frequenta l’istituto d’arti grafiche e figurative San Calimero a Milano per la qualifica di Grafica pubblicitaria nel 1992. Contemporaneamente lavora come free-lance presso studi di grafica per progettazione cartelloni pubblicitari e libri per bambini. Collabora con diversi studi. Interior designer si specializza in Art – design. Collabora free-lance con studi di progettazione d’interni per la creazione di complementi d’arredo artistici e  per la creazione di quadri d’arredo, dipinge. Scrive articoli sulla storia dell’arte.

Articolo pubblicato anche su ArteVitae nella rubrica  ARTE 


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