Anselm Kiefer, il libero arbitrio dell’arte

Finalmente in questa parziale ripresa verso la normalità, Pirelli HangarBicocca riapre al pubblico a partire dal 23 maggio e ripropone la mostra in permanenza di Anselm Kiefer I Sette Palazzi Celesti 2004 – 2015. Visitarla alle porte di una nuova estate che pare già ventilarsi calda come quella dello scorso anno, è un’esperienza che riporta ad un senso tutto spirituale della mancata libertà di questo periodo e che molto si avvicina alla peculiare misticità dell’artista.

di Cristiana Zamboni

Anselm Kiefer I Sette Palazzi Celesti Photo Cristiana Zamboni

Mai come oggi abbiamo compreso quanto sia importante la libertà e mai come oggi, l’abbiamo desiderata. Un arbitrio che coinvolge mente, cuore e anima con l’agoniata possibilità di riconoscerci in un pensiero e in una comunità.

Per il proclamarsi vivo l’uomo ha dovuto combattere, cedere e, troppo spesso, subire anche a causa delle sue cosiddette diversità. Dimenticando che la sua bellezza è proprio in quella differenza, in quella unica ed individuale capacità di pensare, percepire e percepirsi ed è per questo che è stato creato.

Un insieme di sentimenti, sensazioni  e desideri solo umani che esulano le convinzioni, i dogmatismi e le arcaiche regole di ciò che può far comodo ad altri.  Ansem Kiefer, nella sua arte,  ha abilmente saputo concentrare tutti questi diktat mettendo a disposizione dello spettatore il suo sapere e sentire, cercando di coinvolgerlo verso una piena e spontanea consapevolezza di chi è e di ciò che realmente desidera.

Die Deutsche Heilslinie 2012-2013 Photo Cristiana Zamboni

Anselm Kiefer realizza per Pirelli HangarBicocca un’installazione permanente dal titolo – I Sette Palazzi Celesti 2004-2015 –  recentemente implementata di cinque nuove opere pittoriche eseguite tra il 2009 ed il 2013 e collocate strategicamente in un container buio e silenzioso, offrono la sensazione di vedere ciò che prima era celato.

Le osservi e non puoi far a meno di camminare con lo sguardo rivolto verso l’alto e verso la luce. Le giganti tele si fondono con le primordiali architetture e conducono all’ atavico binomio uomo e natura.  La sommità dei palazzi attrae la vista ed offre un panorama in cui una fittizia e invisibile presenza mostra senza filtri, le rovine generate dall’uomo alla perenne rincorsa di tutto ciò che non ha importanza.

Rinunciare alla spontaneità e all’individualità significa soffocare la vita.

E. Fromm

L’arte di Anselm Kiefer è uno screening senza fine per comprendere il senso del male generato dall’uomo ed è  un’arte che si ciba di simboli per ricordare, risanare e progredire.

Tutto ciò che passa non è che un simbolo. L’imperfetto qui si completa, l’ineffabile è qui realtà, l’eterno femminino ci attira in alto accanto a sé.

Goethe

Anselm Kiefer photo Web

Kiefer è un pittore e scultore tedesco nato a Donaueschingen in Germania l’8 Marzo del 1945. Sarà una fatalità, ma quasi tutta la sua analisi espressiva è strettamente correlata al genocidio nazista, con particolare attenzione al ricordo delle donne ebree uccise nei campi di concentramento.

Studia legge e successivamente si dedica all’arte. Ancora oggi divide la critica tedesca tra chi lo osanna per il coraggio dimostrato nel rappresentare l’orrenda epopea hitleriana e  chi, alla continua ricerca di dimenticare, lo tagga come neo-nazista.

Questa controversia, che lo porterà ad espatriare le sue opere verso l’America e l’Italia, nasce da un suo lavoro dei primi anni settanta. Solitario protagonista di un servizio fotografico in cui sfoggia il saluto nazista nei luoghi cult della storia teutonica.

Dirò subito che non esiste una definizione di arte, ogni definizione si sgretola non appena viene a contatto con il suo enunciato. L’arte non è mai dove ci aspettiamo, dove speriamo di coglierla. Citando il Vangelo di Giovanni, capitolo 7, aggiungo: là dove si trova non potremo mai raggiungerla.

A. Kiefer

Jaipur Anselm Kiefer 2009 Photo Cristiana Zamboni

All’estero è molto apprezzato e la critica è affascinata dal suo lavoro sia per la notevole qualità tecnico – artistica, sia per le tematiche trattate impresse in immense tele che necessitano di grandi dimensioni per poter esprimere tutta l’angoscia e l’ambivalenza della storia.

Alla fine degli anni settanta si affaccia al panorama artistico italiano e nel 1980 espone alla Biennale di Venezia con una mostra personale.
Amante della storia, attratto dalla Cabala e dalla Bibbia ebraica, impernia la sua ricerca estetica sullo studio delle religioni e del passato, prestando attenzione alle contraddizioni sociali, politiche e spirituali.

Cette Obscure clarté qui tombe des étoiles Anselm Kiefer 2011 photo C. Zamboni

Anche chi non ha la minima idea della filosofia tedesca o della Cabala, può capire il mio lavoro e vederci cose differenti da me. L’artista fa solo metà dell’opera, lo spettatore la completa. L’artista non è solo, il pubblico trasforma le sue opere.

Anselm Kiefer

La mostra I Sette Palazzi Celesti,  rende possibile il viaggio crepuscolare dell’anima umana, attraverso la scala di Giacobbe, alla ricerca del desiderio di perfezione insito nell’uomo.

L’uomo si prodiga affinchè i suoi desideri si avverino ma una volta concretizzati, si accorge che sono molto lontani da ciò che anelava e si ritrova perso in una conseguente eterna irrealizzazione, imperniata sulla profonda mancanza di conoscenza della propria individualità e del proprio pensiero.

Un viaggio nella penombra circondati da sette torri che, un piano dopo l’altro, spingono il viandante verso l’apogeo. Verso la salvezza del popolo tedesco e di tutti i popoli, metafora di una salvezza personale concessa solo se si riconosce la propria singolarità slegata dall’ego.

Le grandi tele ci trasportano in scenari vuoti e aridi come risultante di tragedie storiche realmente accadute.

Alchemie Anselm Kiefer 2012 photo Cristiana Zamboni

A dei piccoli semi di girasole è affidata  l’incombenza di rappresentare la speranza della rinascita e i palazzi, scevri di porte e finestre e simili a resti di una passata guerra nucleare, invitano ad entrare accolti dalla saggezza e intelligenza di quell’unico Uomo che avrà il coraggio di pensare ed agire autonomamente.

Salendo salendo, scendi.

Faust

L’arte di Kiefer è un’ allegoria che accompagna chi cerca la verità dell’esistere nel suo senso più mistico in cui l’essenzialità diviene doverosa e necessaria per la ricerca dello spirito che è il traguardo. Materia e spirito contengono e sono contenuti dall’uomo, ma sono inconcepibili uniti, così Kiefer trasforma lo spirito in materia.

Uno spirito che, ineluttabilmente, deve farsi tangibile per essere considerato dall’essere umano che ha, da sempre, bisogno di vedere per credere e riconoscere la sua stessa verità ed il suo stesso pensiero.

Panoramica esposizione Mostra I Sette Palazzi Celesti Anselm Kiefer Photo Cristiana Zamboni

L’ opera I Sette Palazzi Celesti nasce da uno studio attento dei palazzi del Sefer Hechalot, conosciuto anche come Sefer haZohar, il Libro dei Palazzi. Un antico trattato ebraico del IV-V secolo d.C. in cui viene decifrato il cammino da seguire per avvicinarsi all’Altissimo. Un’opera sempre moderna e sempre attuale, in continuo divenire col tempo e con il trasformarsi del pensiero umano.

Sefiroth particolare Anselm Kiefer Photo Cristiana Zamboni

Sette sono i palazzi e sette i peccati capitali, sette le anime da salvare per Gabriele Muccino e sette sono i secondi attesi per Youssou N’Dour e Neneh Cherry per cambiare il mondo in perenne guerra anche quando vince una battaglia.

La battaglia non è finita, nemmeno quando la si vince
E quando un bambino nasce in questo mondo
Non ha la minima idea del colore della pelle in cui vive
Non è questione di un secondo ne sono già trascorsi sette e finché ci sarò, aspetterò.

Youssou N’Dour e Neneh Cherry

Ed il settimo giorno fu scelto da Lui per riposarsi e per restare, finalmente, immobile nell’eterna attesa di un viandante disposto a salire le scale senza desiderare l’ascensore.

Un viandante schierato e pronto a materializzare lo spirito e l’essenza della bellezza della vita umana per mostrarle alla collettività, assumendosi l’arduo compito di custode della memoria passata e promulgatore di quella presente al fine di non ripetere, inesorabilmente, sempre gli stessi errori.

Un viandante non più solo alla ricerca di sé ma illuminato dalla luce della consapevolezza comune, in eterno.


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