L’estate è la stagione che vive in un perfetto equilibrio tra ciò che è stato e quello che ancora deve arrivare. Qualcuno la definisce il tempo della libertà e altri il momento giusto per cullarsi in una calma apparente fra parole e risate. Ma forse, è solo quel battito di ciglia finalmente gestibile in cui puoi perderti fra i tuoi desideri e le pagine di un libro, senza mai arrivare in ritardo. Magari proprio l’ultimo di Ferzan Özpetek, Come un respiro. Perchè l’estate è strana, esattamente come la vita, veloce come un lampo ed indifferente al tuo cercare di trattenerla, con tutte le tue forze, in un respiro e di memorizzarne anche il più piccolo attimo. Quel tanto che basta per aver qualcosa in cui riscaldarsi quando il gelo intrappolerà nelle fibre dei guanti tutte le paure, le illusioni e i rimpianti.
di Cristiana Zamboni
“Creare può fare molto male, ti scortica l’anima. Ma la bellezza di una poesia che celebra i sentimenti o di un dipinto che ritrae l’estasi di un desiderio, ripaga di ogni sofferenza: nulla è paragonabile a un’opera d’arte e alla gioia che ti dà quando la ricevi in dono.”
Come un respiro, Ferzan Özpetek
C’è qualcosa nella vita che mina l’equilibrio di un’esistenza più di qualsiasi altra cosa, e sono i rimpianti, o almeno così la pensa Elsa, la protagonista del nuovo libro di Özpetek. In alcuni casi sfociano silenziosi e nascosti, tra le pieghe di quelle abitudini che alla fine diventano come delle dipendenze. Come quel caffè prima di uscire alla mattina, bevuto di fretta e senza nemmeno sentirne il sapore. Ma non puoi farne a meno. E quando ti chiedono se l’hai già bevuto, meccanicamente rispondi di sì ma forse, a pensarci bene, potresti averlo bevuto ieri, o ieri l’altro.
Il caldo mescia i pensieri e un elogio all’estate è proprio il suo confonderli. Cerchi di dimenticare l’inverno e la vita persa a vestirti. Cerchi di dimenticare tutte quelle storie idealizzate e non scritte, mentre rivedi quelle immagini che hai o non hai dipinto. Sono parte di te, esattamente come i ricordi, e quasi sempre stralci di una qualche felicità, paura o domanda a cui non hai il coraggio di trovare risposta.
“La felicità è desiderare quello che si ha. “
Sant’ Agostino
E quando decidi di metter giù bombolette e pennelli per un pò, il più delle volte è perché creare è un pò come soffrire.
E’ Come un respiro che ti porta verso una strana voglia di pace e silenzio. Un momento in cui vuoi esistere ed esser felice, anche solo di quel che hai. Devi ricaricarti dallo sforzo di trovare un motivo a tutto, lontano dalle illusioni e dalle emozioni immaginate. Senti l’urgenza di vivere la realtà che ogni tanto bussa alla porta e, nonostante sia come uno sconosciuto, senti la necessità di lasciarla entrare nella tua vita.
Sono quegli attimi in cui ti rendi conto che il vero è molto più cullante dell’ideale e intorno a te pullula la vita, e attraverso lei – attraverso loro – crei te stesso e la tua creatività.
Perchè tutti sono degli artisti nella grande mostra che è la vita. Ognuno si inventa e si crea come meglio gli viene, come vorrebbe essere o come lo vogliono gli altri. E poi ci sono i più fortunati, coloro che possono e vogliono, mostrarsi come esattamente sono.
“Cresco sempre di più avendo le persone accanto a me: amici che fanno parte della mia famiglia. Sono molto fortificato da queste persone con cui condivido tutto. Non ci sono cattiverie perché ci siamo scelti. Le persone che non mi piacciano non le frequento.”
Ferzan Özpetek
L’artista, quando dipinge, inevitabilmente imprime sulla tela alcune parti di sè, esattamente come chi scrive e racconta i suoi pensieri mostrandosi al mondo. Si espone attraverso attimi andati o mai realizzati che, alla fine, gli bruciano dentro e brillano come i primi capelli bianchi. Come quelle tristezze assopite e quelle gioie ingabbiate lasciate libere di sigillarsi lì dove nessuno le può cancellare. Esattamente come le rughe di espressione, non le puoi cancellare e sono il dipinto di ciò che hai realizzato.
“Scrivi di quello che non hai detto mai. Cerca nel fondo di te, apri le porte segrete. Dammi una frase unica, forse un po’ ne soffrirai, ma scrivi le cose che non hai detto mai.”
Scrivi quacosa per me, Alex Baroni
Ed in qui segni trovi la prova di aver vissuto, riso e pure pianto. Sei sopravvissuto e, come dice Franca Valeri, sopravvivere è un lavoro meraviglioso. Vivere è meraviglioso anche se fa più paura di volare. E raccontarlo onestamente attraverso l’estrosità delle parole, dei pensieri e delle immagini, è un atto di fede. E se il più delle volte può essere usato e frainteso, proprio come la gentilezza, e seppur sia sempre meglio proteggersi, rimane l’unico modo concesso per comprendere di aver vissuto per davvero.
“Fra pochi giorni arriverò a Roma. Sarà come tornare indietro nel tempo, e la cosa mi riempie di felicità e paura insieme. Ho imparato a mie spese a non farmi illusioni, ma se ti dicessi di non avere il cuore pieno di speranza sarei una bugiarda.”
Come un respiro, Ferzan Özpetek
Del resto c’è chi afferma che fino a quando non dici a voce alta una cosa, quella cosa non esiste.
Sarà per questo che l’estate addosso la si canta sempre a squarciagola mentre si viaggia verso il mare. Un giochino quasi scaramantico che, per chi ci crede, renderà il tutto più reale e quindi più facile da sentire fin sotto la pelle, esattamente come il sole mescolato al sale. Tanto, al dolore della pelle bruciata, ci si può pensare più tardi e ci sono innumerevoli emollienti di tutte le marche e di tutte le cifre, pronti a venire in soccorso anche a chi, non contento, ha preferito spalmarsi la protezione zero pur sapendo di poter soffrire.
“Ricordo di un futuro già vissuto da qualcuno. Prima che il vento si porti via tutto e che settembre ci porti una strana felicità. Pensando a cieli infuocati, ai brevi amori infiniti, respira questa libertà. L’estate e la libertà.”
L’estate addosso, Jovanotti
E in questa estate in cui credi di aver capito un pò di più grazie ad una solitudine forzata, meglio sdraiarsi al sole e godersi gli spazi aperti. E poco importa dove sei, basta poter vivere fuori, basta poter vivere una vita più carezzevole o avventurarsi in altre vite.
“I ricordi più belli nascono sulle spiagge più calde.” Edgar Allan Poe
È estate e la sua bellezza è che puoi provare a viverla con la leggerezza di quel vestito a fiori che non metti mai via, nemmeno quando è freddo. Come quei libri che vengono pubblicati in inverno ma, chissà poi perché, li tieni da parte per l’estate.
Non credo che tutti i libri debbano per forza essere letti, anzi solo alcuni hanno il potere di raccontare e spiegare qualcosa. E sono ancora più rari quelli che parlano, magari svelando un qualche lato larvato e celato della personalità di chi legge. Puoi portarteli dietro per tutta una vita, tanto hanno bisogno di poco spazio e a volte basta anche solo una piccola valigia. Come un respiro è uno di questi. Parole che costruiscono il coraggio di ritornare ad un passato mai finito, per accompagnare verso la fine di un presente che non è stato, al fine di provare a creare un futuro come lo si desidera, in cui non si combatte più per ciò che è stato.
Un thriller in cui i sentimenti e le peculiarità umane sono i protagonisti principali ed il trovato ardire di decidere della propria vita, è il fine che giustifica i mezzi.
“La vita scorre come un respiro. E dentro ci lascia la nostalgia per ciò che avremmo potuto fare e la consapevolezza di ciò che siamo diventate.”
Ferzan Özpetek , Come un respiro
E nonostante oramai il tempo sia perduto e gli eventi abbiano fatto il loro corso, intentarsi in un nuovo vestito intrecciato di fili disegnati apposta per te e per queste serate estive, ha sempre bisogno di un punto di partenza per inaugurarsi di nuovo. È come aprire la tua porta ad uno sconosciuto, è come volare a braccia aperte. Tanto hai già imparato come gira il mondo e questa nuova consapevolezza ti ha già mostrato che ciò che è stato è stato e quel non che non c’è non è. E forse, consapevole o no, l’hai voluto pure tu.
“Ami la vita? Beh, se ami la vita, non sprecare il tempo, perché il tempo è il bene di cui è fatta la vita.”
Benjamin Franklin
E allora, per foggiare di nuovo, sai che hai bisogno di tempo, di nuovi progetti, desideri e emozioni e li cerchi fra i raggi del sole, fra le parole e i pensieri dei personaggi perfetti di Ferzan Özpetek. Sempre così presenti nel loro essere così umani ed imperfetti che, in qualche modo, ti assomigliano sempre.
La magia delle parole di Özpetek è in quelle pieghe così naturali che i pensieri dei suoi protagonisti raccolgono, ognuno a suo modo ed ognuno con una peculiarità diversa, tutta l’umanità intera. Sembrano vite così reali che ti ritrovi a parlare a voce alta con loro. Ti arrabbi, sorridi, soffri e cerchi di consigliarli dicendogli di andare avanti, di passare oltre, perché quel labirinto tu l’hai già attraversato e non solo per sopravvivere, ma per plasmare, e puoi – e vuoi – soccorrerli.
E mentre loro ti raccontano che ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi e spesso, uno sconosciuto è molto più affidabile di chi conosci da sempre, scopri che anche tu avevi già imparato a memoria la stessa lezione della protagonista, e sai che trovare qualcuno che vive per davvero quel che è, è cosa alquanto rara. Il più delle volte si nascondono – ci nascondiamo – in lettere mai scritte e parole mai dette a voce alta, così, magari, non saranno mai reali.
“Quante persone amano di nascosto, tramano, tradiscono.”
Ferzan Özpetek
Come un respiro è quel classico libro che si legge in un fiato. È quel groviglio di vite che Ferzan Özpetek riesce sempre raccontare con verità magistrale. E all’ultima pagina, può capitare di sorridere. Di sentirsi compresi e pronti a vivere un nuovo inverno.
“Io stessa provo tenerezza per l’ingenua sognatrice che ero stata. Ma ora sono cambiata. Ho tanto cercato il mio posto nel mondo, ed era dentro di me: proprio qui dove mi batte il cuore, dove fluisce il mio sangue, dove respiro, piango e rido restando viva. Il mio destino sono io. Non mi lascerò mai più trascinare dagli eventi. Nel bene e nel male, tutto quello che mi accadrà l’avrò voluto io. […] È una promessa che mi faccio ogni giorno e che ogni giorno cerco di mantenere.”
Ferzan Özpetek, Come un respiro
Ed il freddo non è più un tormento, ma solo vita da vivere con più consapevolezza e onestà. Magari tornando a creare di nuovo, ad esporsi e raccontarsi ancora. Perché nonostante la paura, la creatività scalda più di un camino acceso. E quei fili che durante una vita intera abbiamo intrecciato, anche solo inconsapevolmente – proprio per mantenere salda la nostra voglia di sentirci liberi – verso luoghi, persone, profumi od anche solo verso una parola, ci scalderanno come un plaid o un abbraccio, ognuno scelga ciò che preferisce.
Perchè a volte, tornare indietro verso l’inizio del filo rosso, o ricordi, o eventi – come i razionali preferiscono definirli – è un dazio da dover pagare, anche fosse solo per perdonare e perdonarsi e di nuovo, ripartire.
“Forse i ricordi non sono bugiardi, non più di tanto almeno. Forse i ricordi magari ti ricordi, un po’ come ti viene..[…] Forse i ricordi non sono balordi, o non come si crede. Forse i ricordi ma sì che ti ricordi davvero come viene.”
Ligabue, Certe donne brillano
Forse, è proprio per questo che a volte preferiamo restare fermi nelle illusioni e nei rimpianti, che preferiamo prenderci del tempo prima di creare ancora, prima di vivere di nuovo. Del resto quel che non è stato, a volte è proprio come una tela bianca o una pagina vuota da riempire, è facilmente decorabile e soggetto al nostro volere. E seppur non sia, provoca a volte un dolore così reale, che c’è chi se lo racconta un pò come vuole e un pò come gli viene, quel giusto per sopravvivere. Trasformandolo in un caldo attimo che resterà per sempre, o almeno fino a quando lo decidiamo noi, seppur congelato in un freddo non esistere.
“Abbiamo una vita sola. Nessuno ci offre una seconda occasione. Se ci si lascia sfuggire qualcosa tra le dita, è perduta per sempre. E poi si passa il resto della vita a cercare di ritrovarla.”
Rosamunde Pilcher
Come un respiro di Ferzan Özpetek è un libro da leggere. Perfetto, esattamente come i suoi film. Un limbo reale dove entrare nelle vite dei suoi personaggi a mente e braccia aperte, senza nessuna protezione spalmata addosso, così lasciandosi contaminare come con il sole d’estate, che fra sale e pizzicore, ci regala la sensazione di essere ancora vivi. E magari provare a confessare un segreto particolare, un passato mai finito, che trottola attorno a una domanda mai posta. Perchè siamo in estate e tutto appare più semplice. E tutto dura il tempo di un solo respiro.
“I giorni sono sempre più brevi, le piogge cominceranno. La mia porta, spalancata, ti ha atteso. Perchè hai tardato tanto?”
Nazim Hikmet
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