Viaggiando tra i misteri della Primavera di Sandro Botticelli.

Viaggiando tra i misteri della Primavera di Sandro Botticelli, uno tra gli scrigni più osservati e studiati ma ancora tutto da scoprire dell’arte italiana, in un lungo cammino a più fermate accompagnati dal mito della bella Simonetta Cattaneo in Vespucci.

Di Cristiana Zamboni.

I quadri più famosi dell’arte continuano ad affascinare il mondo celando innumerevoli sigilli sotto gli occhi di milioni di visitatori in tutti i tempi e per lo più ignari della loro esistenza. Fatti e misteri, amori ed inganni, miti e leggende  si nascondono tra le pieghe degli abiti ed i sorrisi accennati dei protagonisti di meravigliose opere che, tra le pennellate dei loro sclatri e geniali  artisti, raccolgono le mosse del grande risiko di un’ intera epoca. Sicuramente, la Primavera di Sandro Botticelli è uno tra gli scrigni più osservati e studiati ma ancora tutto da scoprire.

Il mistero fa parte della storia del mondo, è il lato oscuro della mente dove prendono vita le emozioni che non hanno una spiegazione. Senza il mistero tutto sarebbe piatto, l’arte e la scienza naufragherebbero in un lago stagnante e perfino il destino rimarrebbe ingabbiato nella rete dell’ovvio. Romano Battaglia

Le opere delle epoche passate raccontano moltissime storie e possiamo leggerle come intriganti romanzi storici in cui le parole diventano guide per l’osservatore, tra misteri e amori, eventi politici e conquista del potere. Tra rassicurazioni mistiche ed inganni culturali e tra leggendarie favole il cui fine è esaltare col dovuto onore un’epoca che rese immensa e grande la storia italiana.

Anni in cui l’arte, come il sapere in generale, era al servizio di un lungo racconto storico portando l’artista e la sua opera a divenirne lo specchio in cui è possibile, in nevralgici punti strategici, captarne  il suo profondo pensiero.

Possono le parole descrivere la fragranza dell’aria di primavera? Neltje Blanchan

 

La Primavera di Sandro Botticelli 1482 circa Galleria degli Uffizi Photo wikipedia.org

Si pensi alla Crocefissione di San Pietro di Michelangelo all’interno della Cappella Paolina, seppur sucessivamente modificato, negli occhi dell’apostolo di Cristo vi è tutto il monito dell’artista rivolto ai Papi che si succederanno nella storia. O a Raffaello con la sua Fornarina, a Leonardo con la sua Gioconda e più in là nel corso della storia dell’arte, a Klimt con le sue figure femminili, Schiele col suo censurato erotismo. Leonora Carrington con il suo surrealismo femminista, Tracy Emin col suo letto sfatto, Basquiat con i segni violenti inferti sul viso della sua Mona Lisa fino a Sophie Calle con la sua mail.

“L’arte è nella storia e non può esistere al di fuori di essa. Eppure riesce a parlarci in termini profondamente umani.” L’arte nella storia, Martin Kemp 

E così via, anche se un pò alla rinfusa ma il giusto per chiarire che legare l’arte all’epoca in cui viene generata, è uno di quei sottili fili rossi che legano le pagine del grande libro della storia alla reale consapevolezza degli artisti.

Per scoprire i messaggi che si celano tra le tele dei grandi artisti, bisogna avventuarsi in un mondo a ritroso dove tutto diventa importante, perfino il titolo delle opere spesso si trasforma in stratagemma celato dietro a giochi di parole apparentemente di facile intuizione e nel Rinascimento, così come nel passato Medioevo, legati ad una dialettale forma di loquela volgare in uso nell’epoca.

Arte senza cuore. Primavera senza sole. Libero Bovio

Passeggiando in una sera di inizio primavera nel labirinto intricato dei solitari vicoli di una Firenze inusuale, si ha la sensazione che da un momento all’altro, le note di un antico menestrello possano sopraggiunere a rompere il silenzio pronte a raccontare di passate primavere in cui nobili uomini aspiravano all’eternità grazie all’abilità di giovani artisti che illuminarono, con le loro opere, il Bel Paese tramandando ai posteri i fatti ascosi delle più importanti famiglie della storia d’Italia.

La Primavera di Sandro Botticelli é uno di quegli scrigni in cui si celano protetti al tempo, antichi misteri e provare a svelarli diventa un picaresco cammino tra cavalieri e dame di corte, tra omicidi e matrimoni concordati fino ad arrivare alle visioni più mistiche della spiritualità che cede alla fame di potere e possesso.

La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita. Oscar Wilde

Botticelli, tra il 1477 ed il 1482 data ancora soggetta ad interpretazioni, crea un’opera in cui nove figure che incantano con la loro armonia, anche se appaiono del tutto indifferenti allo sguardo dell’osservatore, rappresentano una delle stagioni più rigeneranti, in cui tutto diventa basilare, persino il miscuglio di quasi ben cinquecento piante in procinto di sbocciare che decorano le floride e bellissime forme femminili, anche loro in attesa di generare dal loro ventre, una nuova vita.

Le figure del Botticelli sono meno solide. Non hanno la correttezza del disegno di quelle del Pollaiolo o di Masaccio. I suoi movimenti aggraziati e le sue linee melodiose ricordano la tradizione gotica, forse perfino l’arte del Trecento. Ernst Gombrich

Sandro Botticelli nella sua allegoria alla primavera riporta, metaforicamente, le vie ed i palazzi in cui si articolavano importanti e nobili casate fra cui la famiglia Medici, amici e sponsor del giovane artista e protagonisti, consapevoli e non, del nucleo nevralgico che ha mosso Firenze verso la sua piena gloria.

Una gloria racchiusa nell’accennato sorriso di una giovane fanciulla che si ritroverà, suo malgrado ed unica straniera in terra toscana, ad incarnare l’intera leggenda lorenziana pur essendo il suo nome molto meno conosciuto rispetto al suo viso, così come la sua breve storia.

[…]perché di bellezze e gentilezze umane era veramente ornata più di qualunque altra vissuta prima. E, fra le altre sue eccellenti doti, aveva così dolce e attrattiva maniera, che tutti quelli che con lei avevano qualche rapporto credevano di essere da essa sommamente amati. Introduzione di O chiara stella, Lorenzo de’ Medici

Ritratto ideale di dama di Sandro Botticelli il cui volto ritratto potrebbe essere di Simonetta Vespucci 1475-1480 Photo wikipedia.org

Simonetta Cattaneo nasce in terra ligure nel 1453 e approda a Firenze all’età di quindici anni restando catturata da quel mondo a lei comunque non distante visto che è di nobile e ricca casata, ma illuminato da una particolare luce che avvolge il tutto in prenda ad un danzante cambiamento che la seduce. Una trasmutazione che intrappola tutte le giovani Madonne che frequentano le dantesche vie e che, a loro volta, conquistano chiunque incontri il loro sguardo. Non a caso nomi come Marietta degli Strozzi, Lucrezia Donati e Albiera degli Albizi, echeggiano tra le note dei cantastorie che passano per i vicoli della città.

Bellezze immutate nel tempo grazie proprio a quel genio che le ha rese eroine custodi eterne dei segreti di una delle prime repubbliche italiane.

[…]E se bene la vita sua, per le sue degnissime condizioni, la rendesse cara a tutti, pure la compassione della morte, e per la sua giovane età e per la bellezza che, così morta, forse più che mai alcuna viva mostrava, lasciò di lei uno ardentissimo desiderio. O chiara stella, Lorenzo de’ Medici

Banchetto nuziale di Nastagio o Nastagio degli onesti, quarto episodio 1483 Sandro Botticelli Photo wikipedia.org

Simonetta è l’idea rinascimentale di mito rinascimentale che fu data in dote a Marco Vespucci, rampollo di una nobile casata fiorentina che regalerà alla storia il famoso scopritore delle Americhe. Banchieri, finanzieri ed armatori vivevano nel Borgo d’Ognissanti ed erano tra i maggiori committenti di artisti come il Pollaiolo, il Ghirlandaio ed infine il giovane Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, anche detto il Botticelli.

Banchetto nuziale di Nastagio o Nastagio degli onesti, quarto episodio particolare di Lorenzo il Magnifico photo wikidìpedia.org

 

Si pensa che l’opera Il banchetto nuziale di Nastagio o Nastagio degli onesti, commissionato probabilmente da Lorenzo il Magnifico per donarlo a Giannozzo Pucci per le sue nozze con Lucrezia Bini, sia in realtà proprio la rappresentazione del matrimonio tra Simonetta e Marco Vespucci e, perfettamente riconoscibile, Lorenzo vi sia ritratto tra i partecipanti al banchetto.

Un matrimonio fortemente incoraggiato dalla famiglia Medici che ambiscono per Firenze, un legame con gli Appiani, madre di Simonetta, padroni di miniere di ferro che facevano agio ai nobili fiorentini.

 

 

 

Il tutto ha inizio il 29 Gennaio 1475 quando in Piazza Santa Croce a Firenze si tiene la Giostra, una manifestazione pubblica in cui era possibile osservare l’addestramento all’arte della guerra dei giovani nobili e Giuliano di Piero de’ Medici, fratello di Lorenzo, vi partecipa.

Chi vince, per dolcezza si gavazza, | dileggia e ghigna, e tutto si diguazza; | credere alla Fortuna è cosa pazza: | aspetta pur che poi si pieghi e chini. —  Lorenzo de’ Medici Canti carnascialeschi, da Canzona de’ confortini

Un evento che dimostra alla popolazione l’importanza politica delle famiglie partecipanti. Lo stendardo di Giuliano fu dipinto dallo stesso Botticelli e rappresentava Minerva incarnata, vuol la leggenda, dal giovane viso di Simonetta, che sottomette Amore. Una reliquia oggi visitabile a Urbino nel Palazzo di Federico Da Montefeltro, anche lui architetto della Congiura dei Pazzi che portò alla morte il giovane Giuliano.

In questo primo resoconto, è facile comprendere che  per poter scoprire tutti gli enigmi celati nella botticelliana Primavera bisogna, con attenzione e pazienza, avventurarsi in un sequel a ritroso che scaverà nel profondo della cultura, della vita sociale e politica di tutta una schiera di protagonisti e figuranti che cambiarono il volto di questa Italia.

Per quel che riguarda la dimostrazione consapevole di talento da parte degli artisti, le basi furono gettate dagli antichi greci, che fondarono anche tutti i principali ambiti della cultura moderna. L’arte nella storia: 600 a.C. – 2000, Martin Kemp

Dal punto di vista culturale è assai nota l’attenzione ossessiva del dna mediceo nei confronti della letteratura, specialmente quella antica e non al solo scopo di un sapere personale, ma bensì ritenuta utile per la creazione di quell’idea di mito che, esattamente come nell’antica Grecia, li porterà a vivere in eterno, per questo ha bisogno di ideare un linguaggio elitistico che decide autonomamente a chi rivelarsi.

Introduzione necessaria per comprendere come la compagnia di artisti e dotti che si muove entusiasta ed eccitata alla fiorentina corte, ben presto rimane impigliata nelle parole di Marsilio Ficino, filosofo figlio del medico personale di Cosimo de‘ Medici.

Apparizione dell’angelo a Zaccaria di Ghirlandaio particolare del ritratto di Marsilio Ficino negli Affreschi della Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze photo wikipedia.org

 

Ficino insieme a Pico della Mirandola, Poliziano ed altri frequentavano assiduamente la corte medicea ricercando quell’elevazione spirituale che, in qualche modo tenuta comunque legata all’idea corrente di Cristianesimo, potesse avvicinare all‘ essenza di una visione superiore anche attraverso la bellezza e la purezza della conoscenza.

 

Ai tempi nostri la divina Provvidenza ama far poggiare la religione sull’autorità razionale della filosofia, fin quando al tempo stabilito, come ha già fatto una volta, la confermerà ovunque con i miracoli. Per ispirazione quindi della Provvidenza abbiamo interpretato il divino Platone e il grande Plotino. Marsilio Ficino, Introduzione alle Enneadi, 1492

 

 

 

L’idea di una tangibile possibilità di possedere quell’ eccellenza incontrastata di tutte le arti e la capacità di poterla esprimere, muoveva il genio di queste personalità senza mai tralasciare l’intima ed egoistica facoltà di rimanere vivi in eterno proprio attraverso le loro opere. Il tutto concentrato nel linguaggio del Neoplatonismo.

Le idee neoplatoniche che tanto influenzarono la creatività di Botticelli non vegetano concorde in tutte le menti del periodo, sia perchè richiedevano un bagaglio culturale non indifferente che molto spesso attingeva in letture ritenute non convenienti e bandite dal Papato, sia perchè riportavano a quel divino che contrastava col potere politico.

Con il Rinascimento l’idealità ha sostituito la spiritualità. Georges Braque

Una particolare postilla va aperta sull’importanza che il ritratto assume nel primo Rinascimento, tornando in auge come oggetto essenziale per ben definire non tanto la fisionomia del personaggio rappresentato, quanto la sua fisionomica strettamente legata alla classe sociale, al potere esercitato sia econimico che politico e, non da ultimo, relativo all’ego del protagonista.

Dalla fine del Medioevo ad oggi la storia dell’Europa e dell’America è la storia del completo emergere dell’individuo. È un processo cominciato in Italia nel Rinascimento, e che solo ora sembra esser giunto al suo culmine.
Erich Fromm, Fuga dalla libertà, 1941

Inizialmente il ritratto esula le peculiarità estetiche del committente assumento una connotazione puramente commemorativa in cui l’individuo assume la sua centralità nel pensiero sull’universo, solo verso la metà del quindicesimo secolo si potrà osservare la ricerca di una somiglianza tra l’immagine dipinta ed il soggetto.

Ritratto femminile conosciuto come La bella Simonetta di Sandro Botticelli 1485 photo uffizi.com

Figure che si presentano per lo più di profilo e non cedono il proprio sguardo allo spettatore, ma svelano  così i principali tratti anatomici disposti in perfetto equilibrio tra un’arcaica idea utopistica di perfezione e la candida moralità cristiana da osservare, vestite ed acconciate come in uso. Da qui nasce spontaneo il pensiero che i molteplici ritratti botticelliani che la leggenda affida al viso di Simonetta, altro non siano che la caratteristica effige della moda femminile dell’epoca e la tangibile rappresentazione di un ideale di bellezza.

E’ obiettivo dell’arte rappresentare non l’aspetto esteriore delle cose, ma il loro significato interiore, per questo, non la figura esterna e il dettaglio costituiscono la vera realtà.” Aristorele

Pensiero che, osservando attentamente le opere di Botticelli lega insieme al neoplatonismo, le varie Simonette che, inconsapevoli, si espongono all’osservatore. Non a caso, i contemporanei studiosi del Maestro, non nascondono la possibilità che vi sia un sottile filo rosso che lega, come i vari capitoli di un poema, tutte le sue opere. Dalla Nascita di Venere, alla Primavera fino a Venere e Marte e Pallade che doma il Centauro.

Ritratto di Simonetta Cattaneo Vespucci di Sandro Botticelli Photo wikipedia.org

Simonetta Vespucci muore il 26 Aprile 1476 e gli annali della città trascivono la giornata con queste parole, Oggi è morta la Simonetta. 

E sebbene il fascino e la grazia di Simonetta mette tutti concordi sulla sua avvenenza, per la Primavera non vi è ancora un’unica interpretazione dell’opera. Un libero arbitrio che, a seconda del concordare o no con la neoplatonica filosofia, porta a leggere l’opera da più angolazioni. Quello che appare metter tutti in accordo è l’identità dei suoi protagonisti che, vedremo più avanti, indica comunque un doppio senso di lettura in cui, una tappa obbligata porterà nel mezzo del cammin di Flora, sposa di Zefiro.

Quale in notte solinga, Sovra campagne inargentate ed acque, Là ‘ve zefiro aleggia, E mille vaghi aspetti e ingannevoli obbietti fingon l’ombre lontane. G. Leopardi, Il tramonto della luna

 

Del resto, conoscendo l’ormai nota attrazione per il Botticelli verso il sapere, è semplice intuire come ogni protagonista non sia mai fortuito e di chiara derivazione dalla letteratura latina.

 

Primavera particolare di Mercurio di Sandro Botticelli photo wikipedia.org

 

In questo viaggio a più fermate tra i sigilli della Primavera di Botticelli e di tutte le sue opere a seguire, emerge prepotente che nulla vi è posizionato a caso, anzi, anche quello che apparentemente può essere attribuito alla fortuna è la risultante di un qualche Oracolo del destino che ci mette lo zampino affinchè il futuro faccia memoria di genialità passate.

L’opera inizia il suo cammino partendo dalla certezza dell’identità dei suoi personaggi. Mercurio, interpretato da Giuliano de’ Medici, intento a preservare la più bella tra le stagioni da qualsiasi ombra, è osservato con attenzione da Castità – probabilmente Semiramide Appiani- che mentre si gode la primavera insieme a Piacere e Bellezza che  le stanno di fianco è, a sua volta, inconsapevole mira del dispettoso Cupido che sta per colpirla con la sua freccia

Simbolo dell’amore platonico che cede, ricollegandosi all’antica storia di Eva e la mela, all’umana passione carnale. Perchè l’amore supera ogni ideologia ed il piacere altro non è che una peculiarità dell’uomo concessa da Dio.

Al centro della scena vi è Venere, la dea in cui amore e bellezza si uniscono in saldo equilibrio e dividendo l’ opera in due momenti del cammino umano ben distinti e comuni a tutti. E poi vi è Flora, colei che pare incarnare la giovine beltà di Simonetta che, morta a ventitre anni e senza mai aver concepito un figlio, si fissa in una mitologica primavera perenne, sempre pronta a metter al mondo una nuova vita.

E tra le piante che richiamano la famiglia Medici, la giovane Simonetta alias Florentia (Firenze), si cinge il ventre tra protezione ed esposizione di questo concepimento senza ombra di peccato che elogia il principio del Cristianesimo portando concordia nella fiorentina città.

 

 

 

 

Finalmente condottosi vecchio e disutile, e caminando con due mazze, perché non si reggeva ritto, si morì essendo infermo e decrepito d’anni settantotto; et in Ogni Santi di Firenze fu sepolto l’anno 1515. Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri. G. Vasari

 

Il 17 maggio del 1510, Sandro Botticelli si eleva verso la luce della pura bellezza nel suo sonno eterno sicuro che, come da sua esplicita richiesta, sarà seppellito ai piedi delle sua musa Simonetta che già giaceva nella Cappella della Famiglia Vespucci nella Chiesa di Ognissanti.

Non ci sono prove accertate che Botticelli conoscesse la moglie di Vespucci di persona e tantoméno che l’avesse ritratta osservandola dal vero, quello che è concesso sapere è che furono vicini di casa dal 1470 fino alla morte del pittore e molte delle commissioni della nobile famiglia sono riferite a opere del pittore.

Il suo Amor Universale, la sua sempre pronta scherzosità, il suo piacere per l’antico sapere e la gioviale sua primavera con la combricola dei giovani Medici, non si ferma a quel giorno. Prosegue nel nostro viaggio per altre due tappe tra Dante, Roma, Pisa fino al suo rientro a Firenze.

Primavera particolare di Cloris e Zefiro di Sandro Botticelli photo wikipedia.org

Ma questa è tutta un’ altra fermata del viaggio che, a breve, ci trascinerà in un abisso fatto di gironi che dal basso portano verso l’alto e che si leggono da destra verso sinistra. Passando attraverso la bellezza ed accompagnati da Humanitas fino al confine con un’altra dimensione.

Una dimensione in cui anche le cupole riescono a star su da sole, senza l’ausilio di ponteggi, quasi fosse il prodotto di un qualsivoglia aiuto divino.


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