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Julian Schnabel, un vulcano di intimità, film ed arte
Ci sono artisti nella storia dell’arte che più di altri dividono il pubblico ed il mercato creando la classica netta spaccatura definibile nella frase di Catullo Odi et amo. “Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento.” Gaio Valerio Catullo Di Cristiana Zamboni L’infinito tormento dell’uomo, Julian Schnabel lo esplica nella creatività e lo custodisce in un suo dipinto ad olio su velluto del 1982 intitolato Maria Callas. Il colore, sapientemente posizionato dalla mano dell‘artista, trasfigura le emozioni primordiali in segni astratti, originando un fortissimo dinamismo. Un corpo chimerico volteggia in un mondo apparentemente provato, assorbendo le vite e i sentimenti…
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E se l’arte ci salvasse dalla solitudine di questo tempo
Trovarsi davanti alle opere di Michelangelo, Van Gogh, Chagall, Hopper, Klee, Munch e molti altri artisti non è diverso dal passeggiare, in questo tempo, per le strade della propria città. Vie silenziose e poco trafficate fanno da sfondo a vite che, di tanto in tanto, alzano lo sguardo dai propri pensieri e per un attimo ci lasciano entrare nella loro esistenza. Gli occhi sono lo specchio dell’anima ed attraverso l’arte ci accompagnano nei sentieri dispersi delle emozioni e dei sentimenti. E se provassimo a guardare la solitudine attraverso lo sguardo creativo degli artisti, forse, sarebbe più facile allontanarsi dal suo senso di condanna e trasformarla in arte. Di Cristiana Zamboni…