Jenny Saville, quando l’arte controlla il tuo sguardo.

Addentrarsi tra i labirinti di pareti bianche di una galleria d’arte è sempre una sensazione sublime, cammini e sai che dietro l’angolo ti apparirà un’opera capace di innescare un turbinio di domande ed emozioni che porta a spontanei viaggi interiori e l’arte di Jenny Saville ha questo effetto, è capace di controllare il tuo sguardo anche quando il tuo corpo vuole passare oltre.

Di Cristiana Zamboni

Ci sono artisti che meglio incitano ad una scavatura interiore e le loro opere illuminano la via aprendo le porte di oblii passati e  nuovi pensieri, in cui sorgono spontaneamente tutte quelle domande mai poste ed alle quali trovare una  risposta non è facile, anzi, sembra presagire un cammino tortuoso con un finale prettamente soggettivo e a sorpresa.

La normalità è noiosa, bello è solo ciò che possiede una goccia di veleno. Jenny Saville

L’immagine è stata ricavata dal seguente link: mcarte.altervista.org 

 

Le opere di Jenny Saville hanno questo effetto, enormi tele ricoperte da intense pennellate con colori sgargianti e chiaro-scuri definiti creano delle forme che, grazie al cambio repentino di colore più che a quello di tonalità,  ti fasciano così come ti  avvolgerebbero le sue succulenti protagoniste.

Donne in cui la carne abbonda e diventa emissaria di parole che non trovando resistenza negli occhi di colui che guarda, corrono dirette ad ogni fibra e flusso di sangue, sempre più dentro e sempre più nel profondo.

 

Ad un primo sguardo si ha la tentazione di passare oltre e di cercare nuove immagini, ma mentre il tuo corpo è pronto ad avanzare e fare il primo passo, i tuoi occhi e la tua mente rimangono ancorati ad ogni particolare di quella imponente tela. Dettagli che si trasformano in magnetico richiamo che sembrano enunciare: questo è il reale corpo umano e questo è quello che realmente siamo.

Niente aggiunte di plastica e nemmeno detrazioni invasive, niente tagli, né misure ma un puro contenitore di attimi e sensazioni in cui sono evidenti i segni lasciati dal dolore e dalla passione.

 

 

 

Cosa chiedo a un dipinto? Gli chiedo di stupire, disturbare, sedurre, convincere. Lucian Freud

Nell’ arte di Saville il richiamo a Lucian Freud è immediato, se non in tutte le immagini sicuramente nel messaggio. Come l’artista, nipote di Sigmund Freud, la sua arte va oltre il soggetto ed ogni pennellata è un agglomerato ridondante di parole, di flash-back e alert. Così come riporta alle immagini di Rubens.

Voglio essere un pittore della vita moderna e dei corpi moderni. Jenny Saville

L‘artista nasce a Cambridge il 7 maggio  1970, studia alla Glasgow School of Art e fin da bambina sente che l’arte è il suo interesse primario e la pittura è il suo linguaggio più congeniale. Arrivata all’università e studiando la storia dell’arte, comprende subito che non c’è posto per le donne nell‘ambito artistico, se non come figuranti.

Jenny Saville photo https://www.wikiart.org/en/jenny-saville

 

Osserva con attenzione il mondo femminile ed il suo difficoltoso crescere in un mondo maschile, rende tangibili, attraverso la sua arte, le molteplici ansie per un’ estetica alla perenne ricerca di una perfezione impossibile.

La perfezione non esiste, capirla è il trionfo dell’intelligenza umana, desiderarla per possederla è la più pericolosa delle follie. Alfred de Musset

Legge testi riguardanti il femminismo e le prime lotte per l’emancipazione inglobandoli nella sua pittura proprio per ricavarne una qualsivoglia risposta da cui partire per portare velocemente la società, verso un doveroso cambiamento.

 

Vince numerosi premi tra cui una borsa di studio che la porta all’Università di Cincinnati e a solo poco più di trent’anni, la sua carriera è ben consolidata ed invidiata da molti artisti.

 

 

 

In questa nuova città si ritrova a riscontrare, alquanto stupita, che le donne obese che attraversano le strade sono quanto di più distante ci sia dall’ideale femminile che la pubblicità racconta ed inizia  a rappresentarle catturando l’attenzione del gallerista Saatchi che acquista una sua opera innalzandola nell’Olimpo del mercato dell’arte e, successivamente, recupera tutti i suoi lavori passati, anche quelli già venduti, al fine di crearsi una collezione privata.

L’arte moderna non è altro che lo strumento con cui terrorizziamo noi stessi. Tracey Emin

 

 

Nel 1997 espone alla collettiva Sensation alla Royal Cademy of Art di Londra, insieme al gruppo di artisti conosciuti con l’acronimo YBA, Young British Artists. Un gruppo di visual artist composto da nomi come Damien Hirst, Tracy Emin, Harvey ed altri, che espongono in magazzini e fabbriche.

Nel 2003 espone alla Biennale di Venezia.

 

 

 

Non esistono regole per gli investimenti. Gli squali possono funzionare. Le feci d’artista possono funzionare. L’olio su tela può funzionare. Ci sono squadre di sovrintendenti di museo, là fuori, pronti a prendersi cura di qualsiasi cosa un artista decida che è arte. C. Saatchi, Lo squalo da 12 milioni di dollari. D. Thompson

 

Saville è una dei pochi artisti contemporanei rimasta fedele all‘ olio ed alla vernice. Prova a cimentarsi con la fotografia ma il richiamo alla pittura è troppo forte e pur non essendo assolutamente contraria alle nuove tecnologiche forme d’arte,  trova nella materia del colore l‘idioma più plasmabile per lei.

Le pennellate ricche, corpose, incisive e forti sono il segno che la contraddistingue e la rende unica, così come i suoi soggetti imponenti e gelatinosi ed i suoi visi scarnati, lividi e sofferenti, capaci, sebbene l’immagine sia di notevole impatto, di colloquiare con l’osservatore in silenzio.

Rosetta 2, Jenny Saville 2005-2006, su images.artnet.com

 

Nell’opera Rosetta, ritratto di una ragazza cieca, i suoi occhi sono ricolmi di espressioni e raccontano nonostante non abbiano visto catturando colui che guarda senza essere guardato.

Più a lungo guardi un oggetto, più diventa astratto e, ironia della sorte, più reale. Lucian Freud

I suoi soggetti, attraverso l’esaltazione delle forme e della mimica facciale, pongono l’attenzione sui difetti fisici reali. Mostrano ciò che siamo senza filtri né condizionamenti, cancellando il falso risultato delle immagini dei media contrapponendosi fortemente, al loro ingannevole messaggio. Con fare beffardo, sicure di sé e della loro immagine, ledonne di Saville, mostrano da qualsiasi prospettiva i loro difetti, evidenziandolied esponendoli come nella sua opera PROPPED, Appoggiata, del 1992.

Propped Jenny Saville 1992 photo https://www.saatchigallery.com/artists/artpages/jenny_saville_10.htm

La sua arte è  la rivoluzione che ribalta dal trono gli ideali canoni estetici e le perfette forme fisiche. Cambia le prospettive e le angolazioni di visione trasformando la stessa arte e  adattandola al suo voler esaltare la naturale e drammaticamente falsata realtà.

Ciò che voglio fare è distorcere la cosa molto al di là dell’apparenza, ma nella distorsione stessa portarla a una registrazione dell’apparenza. Francis Bacon

Aleppo Jenni Saville 2017-2018 Photo web Lucy Dawkins Aleppo Jenni Saville 2017-2018 Photo web Lucy Dawkins https://gagosian.com/artists/jenny-saville/

 

 

In ogni immagine ritroviamo il suo ideale di femminismo che, silenzioso e non violento, indirizza l’attenzione  sull’uso della figura femminile nella società moderna. E‘ un’artista innegabilmente inconsueta. Studia i lavori dei chirurghi plastici per comprendere e rappresentare l’evidente sofferenza psicologica che sorge dall’incoerente non accettarsi del genere umano contemporaneo.

Non le interessano i meccanismi del mercato dell’arte e se comprende la loro esigenza per definire il lavoro di un artista, preferisce comunque restarne ai margini.

 

 

 

 

Sente di esser stata creata per dipingere e per difendere le donne ponendo l’accento sul loro disagio autoimposto provando a spiegare, con le immagini,   che la vita reale è soprattutto difetto ed imperfezione, punto di partenza per un doveroso cambiamento ed in questo, forse,  è concentrata la potenza delle sue enormi tele. Quando l’arte controlla lo sguardo dell’osservatore creando con lui  un dialogo unico e intensamente diretto.

Nelle opere di Jenny Saville, la malattia, l’angoscia ed il dolore sfigurano un corpo ormai appesantito da una sarcastica sofferenza, insostenibile per la mente da sola e gli occhi dei suoi soggetti catturano chi guarda mostrando tutto il peso di quel grasso che fa fatica perfino ad urlare.

Reverse, 2003
Reverse, Jenny Saville 2003 photo artesmagazine.com.

L’arte di Jenny Saville è reale e contemporanea sia nei temi trattati che  nella tecnica e caratterizzata da una lieve luce ancestrale ancora agganciata a vecchie scuole d’arte che rivoluzionarono, a loro volta, il modo di rappresentare la realtà. Rubens, Picasso, Tiziano, Freud e Bacon sono gli immediati richiami del suo bagaglio artistico e lei mostra, tela dopo tela, la sua abilità nell’inglobarli e contemporaneizzarli.

Le ultime opere di Jenny Saville presentano una nuova caratteristica usualità di immagini che lasciano il passo ad una ritrovato equilibrio tra ideale e reale. Una madre col bambino e due giovani amanti indifferenti alle diversità di genere e colore, si mescolano fra tecniche e colori e si presentano allo spettatore mostrando una realtà, seppur ricca di problemi e dubbi, consapevole di una saggezza che si bilancia tra luci ed ombre e scambi tonali.

Con il suo speciale linguaggio mirato porta direttamente il messaggio a chi ha il coraggio di andare oltre l’umano vedere e sentire guardando e guardandosi da una prospettiva che ci mostra per quel che siamo, impudicamente veri seppur imperfetti.


Bibliografia:

Egon Schiele, Jenny Saville  di Oskar Bätschmann, Martin Harrison, Diethard Leopold, Christoph Becker 15 ottobre 2014

Jenny Saville di John Gray, Linda Mochlin, David Sylvester, Simon Schama, 12 ottobre 2005

Jenny Saville: Continuum a cura di Cristina Colomar, Jenny Saville, John Richardson- 15 giugno 2012


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